Donatella mette i nonni in vetrina
Alla Fattoria del Colle una vetrina protegge dei ricordi di famiglia: una collana maschile, i gemelli di Trieste liberata …. la borsetta da ballo in argento
A volte, la storia è raccontata più efficacemente da piccoli oggetti che da libri celebrativi. Questa è la convinzione di Donatella Cinelli Colombini che ha deciso di esporre in una vetrina, alcune testimonianze particolarmente significative dei suoi avi.
La maggior parte non hanno un valore intrinseco ma raccontano delle bellissime storie. Qui ne diremo due che ci fanno entrare nell’intimità di una famiglia fuori dal comune.
Il bisnonno materno di Donatella, Pio Colombini, professore di dermatologia e rettore delle Università di Cagliari e successivamente di Modena era un raffinatissimo collezionista. Durante il suo primo incarico a Sassari raccolse mobili, pistole, fucili, corni incisi, costumi, teste di muflone, cartoline e soprattutto monili in oro e argento. La maggior parte di essi confluirono nel Museo Etnografico Sardo di Nuoro dove sono tutt’ora esposti. Della sua collezione pochissime cose sono rimaste in famiglia, fra esse una collana in argento brunito è stata regalata a Donatella come ricordo di un uomo geniale nella medicina come nella vita che durante le sue vacanze a Montalcino curava gratuitamente i contadini e in un’epoca in cui erano disprezzate, credeva nel valore delle tradizioni locali.
Ecco la seconda storia. Leonetto Cinelli, nonno paterno di Donatella, era un autentico scavezzacollo. Aveva persino
falsificato la data di nascita per arruolarsi volontario negli “Arditi” un corpo d’assalto che era destinato alle imprese più rischiose. Fervente patriota lui voleva liberare Trento e Trieste e dopo tanti, sacrifici, morti, fame e freddo finalmente arrivò nella Trieste appena diventata italiana.
Leonetto voleva un ricordo di quel momento, entrò in una gioielleria e comprò una coppia di gemelli in oro con il tricolore. Poi ebbe un’altra grossa gioia quando fu mandato a Vienna con le truppe vittoriose e poté sfoggiare i suoi gemelli col tricolore proprio nella capitare asburgica.
A noi fa sorridere ma a chi, come lui, giovanissimo ufficiale di complemento, aveva visto per mesi la morte in faccia, per lui fu il compimento di un sogno.