
Donatella e le sue valigie
Nella mia vita ho riempito e vuotato migliaia di valigie fino a odiarle eppure fanno parte di me e della mia vita da produttrice di vino

Valigie Felix triste accanto alla valigia preferita di Donatella
Di Donatella Cinelli Colombini
L’episodio più buffo con le valigie mi è capitato a New York. Ero andata nella grande mela con mia madre sostituendo all’ultimo momento mio fratello che aveva perso il passaporto. Arrivate all’ aeroporto Kennedy prendiamo un taxi per andare in albergo e la mamma scopre di aver preso il bagaglio di un altro. Nel frattempo il proprietario della valigia era riuscito a identificarci guardando il nome, su quella simile alla sua, che era rimasta sul nastro del ritiro bagagli. Molto intraprendente, il tizio aveva chiamato in azienda in Italia sollecitandoci a restituire la sua valigia all’aeroporto. A Montalcino si erano sbellicati da ridere e ci avevano chiamato a New York. Invece mia madre non rideva affatto, anzi era agitatissima e in grande imbarazzo per aver “rubato” la valigia di un altro passeggero. Riprendemmo dunque il taxi per tornare all’ aeroporto e qui le cose non si misero bene. Il personale del desk Alitalia prese in consegna la valigia “rubata” dalla mamma ma si

Valigie-vita-da-produttore-di-vino
rifiutò di darle la sua. Mamma era disperata e dopo un’ora di trattative, quando ormai mia madre aveva descritto nel dettaglio il contenuto della sua valigia, il motivo del suo viaggio a NY …. il capo scalo le restituì il bagaglio. Dopo quattro ore dall’arrivo riuscimmo finalmente a metterci a letto.
Anche a me è capitato un episodio simile. Una volta all’aeroporto di Roma la mia valigia fu presa da un altro passeggero. Io lo fermai <<ha la mia valigia>> e lui <<no, si sbaglia, questa è la mia>> mi rispose e usci. Quando andai a denunciare lo smarrimento mi convinsero a non prendere in “ostaggio” la valigia dell’altro passeggero che in effetti era identica alla mia. Per fortuna il mio bagaglio arrivò a casa dopo qualche giorno con dentro un biglietto di scuse del ladro involontario.Dopo quell’episodio ho sempre attaccato fiocchi, peluche e altri elementi distintivi alla maniglia della valigia e nessuno ha più preso il mio bagaglio scambiandolo per il proprio. Non è molto elegante ma funziona.

Brunello con la valigia, Mosca
Nella mia famiglia viaggiamo parecchio e le valige sono molto consunte. Ce n’è una in particolare che è la preferita di tutti. E’ una Samsonite molto piccola e molto leggera che viaggia almeno due volte al mese. Dopo tanti anni il manico allungabile rientra con difficoltà e bisogna spingerlo in basso con il mento premendo contemporaneamente i pulsantini che bloccano i bracci laterali con le mani …. Quando la mettiamo in macchina sembriamo degli straccioni ma è talmente comoda che la preferiamo a tutte le altre. Nel ripostiglio di casa c’è un’autentica montagna di valige. Ne ho contate 14, nessuno ha tempo di far riparare quelle rotte che si impilano rendendo difficile anche l’accesso agli armadi. Progetto un blitz ma per ora c’è il caos.
Ci sono valigie di tutte le grandezze ma i colori sono quasi tutti uguali e vanno dal grigio al blu. Quelle più moderne sono di mia figlia Violante Gardini (la Cinellicolombini Jr che è la maggiore viaggiatrice della famiglia) che adora quelle in policarbonato perché sono impermeabili come quelle rigide e flessibili come quelle in stoffa ma pesano pochissimo. Il problema è che le durano pochissimo. Forse questo succede perché Violante trasporta spesso i nuovi vini in valigia e i suoi bagagli sono sempre pesantissimi e strapieni. Certe volte sono i regali a creare dei problemi con le valigie. Ricordo una volta in Calabria, insieme alla mia amica Gioia Milani, ci riempirono di doni e l’ultimo, in aeroporto, fu una coperta matrimoniale tessuta a telaio con la seta prodotta recuperando l’antichissima tradizione borbonica. Un regali prezioso e ingombrantissimo che mi costrinse a comprare una valigia supplementare.
Ora ho un rapporto sereno con le valigie ma trent’anni fa mi davano letteralmente la nausea. Per anni, con mio marito Carlo Gardini, abbiamo vissuto lontano dalla Toscana: Lille, Padova, Trento, Sassari, Ancona, Venezia, Reggio Emilia … e ogni weekend tornavamo a casa facendo e disfacendo le valigie. Questa pratica mi era talmente odiosa che poi, quando finalmente facemmo base a Firenze, nella casa di Boccacio dove il novellatore trecentesco aveva ambientato in Ninfale Fiesolano, presi l’abitudine di viaggiare, su e giù da Montalcino, con lo strettissimo indispensabile: mutandine e spazzolino da denti. Al contrario mio marito porta sempre scorte abbondanti di camice e maglioni che regolarmente tornano a casa intatte.
Un tempo ero veramente un asso nello stipare nella valigia quantità enormi di cose, poi Carlo ha preferito prendere il controllo della situazione e ora i vestiti arrivano a destinazione molto meno sgualciti di prima. Ognuno ha la sua tecnica ma Violante è imbattibile. Dopo l’università in Italia, quando ha fatto il Master OIV (Organisation Internationale de la Vigne et du Vin) ha viaggiato per un anno in tutti i Paesi produttori e i grandi mercati del mondo. All’inizio aveva due grandi valigie, poi il suo bagaglio si è ridotto a una e dopo qualche mese riusciva a mettere tutto ciò che le serviva in un solo contenitore di taglia media. Ora è sempre in movimento, quando non viaggia per lavoro fa l’itinerario dei letti: qualche volta dorme a Firenze, altre a Montalcino al Casato Prime Donne, raramente a Siena e più spesso alla Fattoria del Colle. Ogni sera ci chiediamo <<ma Violante dov’è?>>. Siccome non ha tempo di fare le valigie infila velocemente le cose che le servono nei sacchetti ed esce di casa carica di roba.
Mi sa che anche lei comincia a dire <<uffa le valigie!>> proprio come il cane Felix che diventa triste ogni volta che le vede <<mi lasci solo?>>