
AIV Académie Internationale du Vin con me in Toscana
Due giorni nel TOP del vino toscano per l’AIV: Casanova di Neri, Antinori nel Chianti Classico, Gaja Cà Marcanda, Sassicaia e naturalmente Casato Prime Donne

AIV-visita in Toscana Antinori nel Chianti Classico, Maurizio-Zanella-Angelo-Gaja-Piero-Antinori-Donatella-CinelliColombini
Di Donatella Cinelli Colombini
Un viaggio che ha lasciato sbalorditi gli accademici AIV che non si aspettavano un livello così alto di cantine e di vini. Tanto forse troppo anche perché ovunque siamo stati accolti in modo principesco dai protagonisti in persona: Piero Antinori e Renzo Cotarella, Giacomo Neri, Priscilla Incisa della Rocchetta per non parlare di Angelo Gaja che ha invitato tantissimi produttori di Bolgheri, ha trasformato la cantina in sala conferenze e ha spiegato il suo concetto di naturalezza nella coltivazione del vigneto; poi ha fatto liberare farfalle (dai suoi addetti), coccinelle (da noi) e bachini rossi fra i filari. .
E’ vero che l’AIV – Académie internazionale du Vin nasce per salvaguardare il terroir e l’identità delle zone viticole valori che si rispecchiano maggiormente nei vitigni autoctoni e nelle piccole cantine, per questo la mia scelta di visitare anche la cantina

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monumentale di Antinori – secondo più grande gruppo enologico italiano – e la zona di Bolgheri che tutti considerano una piccola Bordeaux per la presenza di vitigni internazionali, sembra una provocazione. Tuttavia credo di aver dato una chiara idea delle diversità che sono alla base del successo dei vini toscani. Un mix di tradizione, innovazione, artigianalità, manualità, storia, cultura, piccole e grandi dimensioni produttive. E’ questa la Toscana che vince e convince: una squadra fatta di piccole cantine come la mia, o anche più piccole, che presentano i loro vini all’estero negli stessi eventi collettivi in cui c’è anche Frescobaldi o Banfi.

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Bravissimo Emanuele Pellucci che ha tenuto una conferenza sulla storia e le specificità produttive della Toscana del vino. Molto apprezzata anche la cucina, soprattutto quella tipica delle zuppe di pane servite al Casato Prime Donne di Montalcino, le sfiziosità di pesce dello chef Zazzeri a Cà Marcanda di Angelo Gaja a Bolgheri così come la maratona di cucina popolare fiorentina portata in tavola nella Trattoria Latini a Firenze.
Ho lavorato alla preparazione di questo viaggio per oltre un anno con qualche intoppo e molte arrabbiature. Trovare il modo per spendere poco con pasti, pernottamenti e bus in una città come Firenze è un autentico rompicapo, per non parlare del controllo dei tempi e la scelta delle cantine da visitare. Avevo deciso di portare gli accademici da

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Biondi Santi ma la nuova proprietà francese mi ha tenuto in sospeso per mesi e poi mi ha detto di no <<accogliamo sono gruppi sotto le 12 persone>> mi ha scritto. Anche la visita al Castello di Brolio -vera culla che Chianti- è salta per la richiesta di accorciare i percorsi stradali da parte del consiglio dell’Académie. Non so se sia stato male o bene. Sta di fatto che il viaggio degli accademici è stato bellissimo e spero che tutti lo ricorderanno come una delle esperienze nel vino più spettacolari che abbiano mai vissuto.