Gli orari di apertura al pubblico delle cantine italiane
Da noi le cantine turistiche hanno orari e soprattutto giorni di apertura diversi da quelli in cui arrivano i visitatori. Conviene, oppure è meglio cambiare?
Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne
Il turista del vino è davanti alla cantina, pronto ad iniziare l’esperienza fra calici e botti che ha sognato da tempo. Ma proprio in questo momento le probabilità di delusione sono le più alte. L’orario di apertura è infatti il maggiore problema delle cantine turistiche italiane. Il turista del vino, come tutti i turisti, arriva nei periodi festivi cioè nel week end e durante le vacanze quando gran parte delle cantine sono chiuse. Una situazione simile al bagnino che prende le ferie d’agosto. Una situazione che trova una giustificazione solo nella dimensione attuale dei flussi
enoturistici e del business enoturistico ancora troppo piccoli, salvo pochi casi, per giustificare l’assunzione di personale completamente dedicato all’accoglienza turistica e presente anche nei giorni festivi. Molto più spesso il campanello della porta di cantina suona negli uffici commerciali, oppure al front office agrituristico e più raramente nella zona di produzione del vino. E’ infatti in questi reparti che lavorano le persone a cui è demandato, in forma “promiscua”, l’incoming di individuali e gruppi. Una situazione che consente dei risparmi nei costi della manodopera ma diminuisce la spinta alla professionalizzazione del servizio di accoglienza. C’è la convinzione diffusa che basti una buona conoscenza dell’inglese e dei vini per offrire ai visitatori un’esperienza intensa che imprima per sempre nella loro memoria le specificità dell’azienda. Purtroppo questa è solo un’illusione.
Tuttavia la cosa basilare sarebbe tenere aperte al pubblico le cantine nei week end almeno di pomeriggio, quando è più alta la probabilità delle visite. Un servizio che, nei mesi della stagione turistica, cioè da aprile ai primi di novembre e soprattutto nei periodi top (maggio e settembre-ottobre), potrebbe avvenire anche a rotazione in base a un calendario diffuso dall’ufficio turistico on line e presso i ristoranti della zona.
L’orario di apertura al pubblico deve essere esposto all’esterno della porta di cantina, accanto al campanello. I turisti hanno la fastidiosa abitudine di arrivare all’ora di pranzo sperando di trovare un assaggio di vino e di cibi tipici. Un tipo di offerta che è molto frequente in Sud Africa o in California ma meno in Italia dove le cantine sono spesso chiuse nelle ore centrali del giorno quando i dipendenti fanno la pausa. E’ tuttavia utile riflettere su una circostanza: nel nostro Paese l’86% (Wine
News 25 maggio 2012) del turismo nei distretti del vino ha la forma dell’escursione giornaliera e comprende, oltre alla visita delle cantine, anche l’assaggio di cibi tipici della zona. Per questo le “città del vino” pullulano di ristoranti, osterie e vinerie che, soprattutto in Piemonte, mettono in tavola menù straordinari. Un’offerta molto superiore a quella dei posti letto delle stesse località, visto che solo il 14% dei turisti del vino si ferma a dormire e di questi clienti meno di un terzo rimane per una settimana di
vacanza enoica. Esiste quindi una reale opportunità di business vendendo in cantina all’ora di pranzo degustazioni di vino accompagnate da formaggi e salumi tipici. Per le aziende agricole una simile attività è abbastanza semplice da realizzare chiedendo autorizzazioni agrituristiche sanitarie e amministrative. All’estero è un’offerta presente soprattutto nei nuovi territori del vino: Okanogan in Canada, Finger Lakes USA … dove la creazione di vigneti e cantine è andata di pari passo allo sviluppo dell’enoturismo. In Italia potrebbe creare opportunità di posti di lavoro e reddito nei distretti viticoli dove il turismo del vino è più sviluppato, come il Chianti, le Langhe, la Franciacorta e il Lago di Garda.