Tenuta San Guido Tag

GLI SCANDALI FANNO BENE AL VINO

UN GRUPPO DI 4 RICERCATORI HA STUDIATO I MAGGIORI SCANDALI DEL VINO RECENTI SCOPRENDO CHE, QUANDO LE AUTORITÀ INTERVENGONO, IL VINO VERO NE GUADAGNA

Sassicaia 85% di uve Cabernet Sauvignon e 15% di uve Cabernet Franc

Gli scandali fanno bene al vino Sassicaia 2015 autentico

Di Donatella Cinelli Colombini, #winedestination, #brunellodimontalcino

Oscar Wilde mette in bocca al suo personaggio Dorian Gray la frase <<There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about>> che è diventata di uso comune con una traduzione semplificata <<parlate bene, parlate male purché se ne parli>>.

IL PREZZO DEL VERO SASSICAIA AUMENTARONO PER EFFETTO DELLO SCANDALO SULLA CONTRAFFAZIONE

In altre parole è sempre vantaggioso essere sulla bocca di tutti e questo sembra confermato da ciò che successe con la contraffazione del Sassicaia dell’annata 2015. Un episodio criminoso che suscitò uno scandalo di rilevanza internazionale ma anziché deprimere il valore del Sassicaia suscitò una significativa crescita dei prezzi delle bottiglie 2015 autentiche. Contrariamente alle aspettative, la pubblicità che circondava l’evento non ha ridotto la fiducia degli acquirenti. Ciò suggerisce l’ipotesi che nel mercato dei vini di fascia alta, gli scandali possono talvolta aumentare la desiderabilità di un prodotto, in particolare quando la sua autenticità è verificata.

ANNA DI MARTINO: CLASSIFICHE DELLE GRANDI CANTINE

LE 118 MAGGIORI CANTINE ITALIANE VALGONO 9 MILIARDI DI FATTURATO CON UN +2,7% SUL 2022, IL 65% DEL BUSINESS E IL 68% DELL’EXPORT TOTALE DEL VINO ITALIANO

Tenuta San Guido Campione per remuneratività nella classifica di Anna Di Martino

Tenuta San Guido Campione per remuneratività nella classifica di Anna Di Martino

DI Donatella Cinelli Colombini #winedestination

Come ogni anno Anna Di Martino ha pubblicato il suo report sulle grandi cantine italiane sul “Corriere della Sera“. E come ogni anno le sue sintesi permettono di capire il mondo del vino italiano meglio di ogni altro dato.
Quello che colpisce è l’incremento delle grandi imprese nel mercato in un anno di contrazione dei consumi e delle esportazioni. E’ infatti il +2,7% del fatturato complessivo dei big del vino a far riflettere. La flessione in volume e in valore di -1% dello scorso anno non ha scalfito le grandi cantine ma è stato pagato dai vignaioli e dalle piccole imprese che infatti, nonostante la scarsissima vendemmia 2023 hanno ancora le botti piene di vino.
Ecco che “piccolo è brutto” nel modo del vino dove si allungano le distanze fra chi è attrezzato e chi non lo è mentre i grandi si stanno concentrando e rafforzando anche mediante l’acquisto di realtà più piccole. Ora ci sono ben 27 brand che superano dei cento milioni di fatturato annuo.

MOLTO BENE LE COOPERATIVE

Le cooperative pesano per il 43,2% e sono in crescita sia sull’export che sulle vendite in Italia. La loro solidità è evidenziata dalla progressione costante negli ultimi 6 anni senza picchi in basso e in alto. Si tratta di una stabilità importantissima per i piccoli vignaioli che conferiscono le loro uve alle strutture collettive.

DONNE DEL VINO TOSCANE 28 MAGGIO A BOLGHERI

VISITA ALLA CANTINA DEL SASSICAIA PER SOLE 30 PARTECIPANTI SUPER EXPERIENCE AD ARGENTIERA CON PRESENTAZIONE DEL LIBRO GENERAZIONI IN CAMPO DI PANITTERI E SAGGION

di Donatella Cinelli Colombini #winedestination 

Convention 2024 a Bolgheri per le Donne del Vino toscane, il 28 maggio con un programma stellare: visita alla Tenuta San Guido ospiti di Priscilla Incisa della Rocchetta che racconterà la storia della tenuta e del vino Sassicaia facendo degustare il “Guidalberto” IGT Toscana rosso 2021 e “Sassicaia” Doc 2020. Sarà un’esperienza unica, accompagnata dai tanti miti che raccontano questo luogo straordinario: i cipressi cantati dal Premio Nobel Giosuè Carducci, il cavallo più premiato e la razza Dornello Olgiata, il rifugio faunistico WWF e, naturalmente, quel vino che, per primo, riuscì a battere gli Château francesi usando i loro stesso Cabernet Sauvignon. Era il 1978 e il vino era appunto il Sassicaia.

L’ANNO DELLE GRANDI CONCENTRAZIONI DELLE CANTINE

27 cantine superano i 100 milioni di fatturato e da sole fanno la metà di tutto l’export italiano. Anna Di Martino ci mostra i numeri 2022 del vino italiano

 

cantine-più-redditizie-Antinori

Antonori-più grande vignaiolo d’Italia nella classifica 2022 di anna di Martino

Di Donatella Cinelli Colombini #winedestination

<<Quanto più le condizioni operative sono complesse, tanto più si allarga il divario tra aziende strutturate e altre meno. Non è un caso che mai come in questi ultimi anni, ci sono vignaioli pronti a passare la mano.>> Anna Di Martino inizia così la spiegazione alla sua classifica delle cantine italiane.

QUANDO IL GIOCO SI FA DURO I DURI COMINCIANO A GIOCARE

La fotografia dell’anno appena trascorso ci mostra un mare in tempesta ma con il vino ancora una volta comparto più performante tra i 40 dell’export italiano nel mondo.
La locomotiva dell’enologia nazionale è costituita dal gruppo di 117 grandi cantine analizzate dalla giornalista economica Anna di Martino. Un gruppo che ha accresciuto la sua forza rispetto al 2021 e rappresenta 61,3% del business enoico con 8,9 miliardi (era il 55%) e il 65,8% delle esportazioni pari a 3,7 miliardi di Euro (era il 54,6%). Questo perché, come ha spiegato molto efficacemente Anna nel suo incipit “When the going gets tough, let the tough get going” quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare e infatti le grandi cantine hanno aumentato il business totale dell’11,2% e l’export del 33,9%. Basta fare una sottrazione per capire in quali difficoltà si sono invece trovare le piccole imprese.

Le cantine che guadagnano di più in Italia

Sassicaia, Antinori e Frescobaldi i toscani vincono nel rapporto fra fatturato e profitti. La classifica di Anna Di Martino sulle cantine che guadagnano di più

Tenuta San Guido Incisa della Rocchetta, Sassicaia

Tenuta San Guido Incisa della Rocchetta, Sassicaia

Di Donatella Cinelli Colombini

Le più grandi sono GIV-Cantine Riunite con 547 milioni di fatturato per 208 milioni di bottiglie. Seguono Caviro (226mil.ni) e Zonin (160 mil.ni), ognuna con grandi utili, anzi apparentemente tutta le 110 cantine guadagnano. Ma la parola magica di questa classifica non è il volume d’affari quanto piuttosto la redditività cioè la sigla Editba che vuol dire utili prima delle tasse e degli oneri finanziari. Dall’analisi sulle 110 più grandi cantine italiane, che Anna Di Martino ha pubblicato sul Corriere della Sera, si nota che i profitti arrivano più dalla qualità che dalla quantità. Svettano Tenuta San Guido di Incisa della Rocchetta, Frescobaldi e Antinori, cioè tre antichi e nobili casati toscani alla testa di brand enologi che producono eccellenze di fama

Antinori fra le cantine che guadagnano di più in Italia

Antinori fra le cantine che guadagnano di più in Italia

mondiale: Sassicaia, Masseto, Tignanello …. Oltre alle percentuali sono le cifre dei profitti che fanno sgranare gli occhi e sbiancare d’invidia: 81 milioni di Euro per Piero Antinori, 32 per i Frescobaldi, 15 per San Guido. Ma è la mitica cantina del Sassicaia la vera miniera d’oro con uno sbalorditivo rapporto del 54,8% fra il fatturato e l’utile operativo lordo. Che spettacolo! Il Marchese Incisa ottiene il suo volume d’affari di 28 milioni di Euro con sole 1,2 milioni di bottiglie. Bravissimo!

Bolgheri, il Bordeaux della Toscana, alla ricerca di identità

Igt, Bolgheri Doc, Sassicaia Doc, una gran confusione definita “il solito pasticcio all’italiana”che però ha dato vita ad alcuni dei migliori vini al mondo

Sara Mazzeschi

Viale dei cipressi, Bolgheri

Viale dei cipressi, Bolgheri

Sassicaia, Paleo, Super Tuscan , vini toscani per lo più della zona di Bolgheri, tra i più apprezzati ma allo stesso tempo ritenuti il tipico esempio del caos italiano perché vini da tavola dai costi esorbitanti. Questo è più o meno quello che il mondo sa su di loro ma non è proprio la verità! Molti di questi vini hanno ottenuto – faticosamente – la Denominazione di Origine Controllata e Bolgheri è da anni teatro di discussioni, modifiche al disciplinare, acquisizioni da parte di grandi investitori. Un’area in pieno fermento dove “identità” e “terroir” sono sentiti più che mai perché se da una parte sono punto di partenza per la produzione enologica, dall’altra non c’è ancora un’idea precisissima di dove sia la zona, pur conoscendo ed apprezzandone i vini.

Cerchi un piccolo re? Produce vino

Un’indagine mostra come il vino italiano sia una costellazioni di dinastie che possiedono oltre la metà delle cantine italiane più grandi e remunerative

Antinori

Antinori

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

La copertina del Wine Spectator con l’Antinori family è quasi l’immagine di questa affermazione, ma qui di seguito ci sono le prove scientifiche. L’Osservatorio AUB sulle Aziende Familiari italiane che fa riferimento a UniCredit, Università Bocconi e Camera di Commercio di Milano,  fotografa le 175 cantine italiane con oltre i 10 milioni di fatturato scoprendo che oltre la metà del totale è a conduzione familiare. C’è di più, tre su quattro, sono ancora guidate dal pater familias cioè da un leader individuale. Il 76% di queste cantine è addirittura controllata da

Lunelli spumanti Ferrari

Lunelli spumanti Ferrari

una sola famiglia. Ma c’è un grosso tallone d’Achille in quello che sembra una costellazione di piccoli regni dinastici: il 26% di questi re ha oltre 70 anni. Un profilo decisamente geriatrico rispetto agli altri settori economici dove tale quota è del 18%.

Una situazione che ricorda quella della dinastia britannica e la frase che l’erede della Regna Vittoria, Edoardo che disse all’Arcivescovo di Cantebury <<Sono felice di avere un Padre eterno. Ma una madre eterna!>>