Attilio Scienza, il gigante della vigna
Il più famoso studioso di viticultura in Italia, Attilio Scienza e il suo sogno di sviluppo sostenibile, di genome editing e di innovazione che non fa paura
Di Donatella Cinelli Colombini
Per spiegare perché Attilio Scienza è un gigante nel mondo accademico italiano, permettetemi una premessa.
Fino alla metà del Novecento, quasi un secolo fa, i baroni universitari erano una casta di potenti che creavano una scuola. Essere allievi di uno o dell’altro faceva la differenza nella successiva carriera e dipendeva dalla reputazione del maestro che, in certi casi, era leggendaria. Ovviamente anche a quell’epoca c’erano le svampite di bell’aspetto che andavano avanti per meriti non intellettuali, oppure i parenti o le clientele politiche, ma erano una minoranza rispetto agli allevi veri che eccellevano per il talento che venivano scelti e poi sottoposti ad anni di studio e lavoro massacranti. Il risultato era un livello di docenti straordinari. Il mio bisnonno docente di dermatologia e rettore universitario, li descriveva come una “razza cannibale” perché era composta da autentici fenomeni, di intelligenza, capacità e combattività.
Una delle loro caratteristiche era il livello molto alto di cultura generale. Ovviamente conoscevano a fondo la loro materia e intrattenevano epistolari con la community internazionale dei colleghi, ma parlavano in latino, leggevano la letteratura contemporanea, suonavano il pianoforte, andavano a teatro e partecipavano ai salotti letterari…. Insomma tutt’altra cosa rispetto ai geni dell’elettronica attuale che non sanno quando sono vissuti Carlo Magno o Napoleone….. salvo qualche eccezione.
ATTILIO SCIENZA, UNO STRAORDINARIO ESPERTO DI VITICULTURA CHE PARLA COME UN FILOSOFO
E queste eccezioni brillano come stelle nel panorama internazionale. Attilio Scienza è una di queste luci.
Mi scuso per la prolissità della premessa ma era indispensabile per spiegare la qualità di ciò che ho letto nei Quaderni di “Sanguis Jovis”, dispense dell’Alta scuola del Sangiovese creata a Montalcino da Fondazione Banfi e presieduta da Attilio Scienza. Il suo contributo si intitola “Perché è necessario un cambio di paradigma nella ricerca viticola italiana”.
Come tutti i luminari, anche Attilio Scienza è una voce fuori dal coro. In parte dipende dalla sua indole, perché Scienza non è attratto dal “confort”. E’ professore ordinario all’Università di Milano, ma dal 1985 al 1991 ha diretto l’Istituto di S. Michele all’Adige, si è trasformato nell’Indiana Jones delle origini del vino, ha scritto 350 pubblicazioni e 23 libri, ha suscitato decine di progetti sperimentali in ogni parte del mondo.
Ma Attilio Scienza è una voce fuori dal coro anche perché vede lontanissimo e non ha affatto paura di scontrarsi con il pensiero dominante come l’ostilità verso gli OGM.