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TREQUANDA E’ IN VAL D’ORCIA O IN VAL DI CHIANA?

TREQUANDA E SAN GIOVANNI D’ASSO (MUNICIPIO DI MONTALCINO) DEVONO STARE NELL’AMBITO CULTURALE E PAESAGGISTICO A CUI APPARTENGONO CIOE’ LA VAL D’ORCIA

vasi di terracotta Petroio

Petroio Trequanda vasi di terracotta

di Donatella Cinelli Colombini #winedestination 

Sotto il profilo paesaggistico, economico, culturale e persino geomorfologico Trequanda fa parte della Val d’Orcia. Persino nel PIT il Piano del paesaggio redatto dalla Regione Toscana nel 2015, metteva Trequanda nell’interno dell’ambito 17 “Val d’Orcia e Val d’Asso” cioè diviso dall’ambito 15 “Piana di Arezzo e Val di Chiana” che ha infatti una storia, una geologia, un carattere produttivo diverso.

PAESAGGI E ECONOMIA DELLA VAL D’ORCIA E DELLA VAL DI CHIANA

La Val d’Orcia è caratterizzata da dolci colline coltivate in piccoli appezzamenti che fanno capo a poderi unifamiliari formando quello che viene chiamato “scacchiera”. E’ la zona traversata della Via Francigena e dai suoi rami collaterali con insediamenti medioevali pieni di opere d’arte.

PIT pace fatta fra Regione Toscana e Consorzi

Finito il tormentone estivo sui vigneti toscani, dopo polemiche roventi ora la Regione e il mondo agricolo sono a lavoro insieme per adattare il PIT

Anna Marson

Anna Marson

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Il momento di svolta è arrivato il 29 settembre a Firenze nella sede della Giunta regionale quando gli assessori Anna Marson e Gianni Salvadori hanno incontrato i presidenti dei consorzi dei vini toscani.

Gianni Salvadori

Gianni Salvadori

La riunione era partita male, con l’Assessore all’Agricoltura Salvadori nel ruolo di paciere e quello dell’urbanistica Marson decisamente offesa. Per tutta l’estate le polemiche sui giornali erano state roventi: i produttori gridavano la loro rabbia contro un PIT che poneva i vigneti fra le criticità del paesaggio e bollavano il piano come <<anacronistico e sbagliato>> chiedendo di riscriverlo interamente. Polemiche che sono rimbalzate nella stampa estera e hanno poi coinvolto molte personalità della cultura e del mondo agricolo, come il Presidente onorario dei Georgofili Franco Scaramuzzi e lo storico d’arte Philippe Daverio. Tutti bocciavano il piano rilevando come rischiasse di produrre effetti opposti a quelli della difesa del paesaggio a causa di un probabile abbandono delle campagne.