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Le bontà che puzzano: camembert, tartufi, casumarzu ….

Alcune cose, anche molto buone hanno un pessimo odore ma alcune sono addirittura rivoltanti, eccovi l’elenco delle più schifose

surstromming nel panino

surstromming nel panino

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
L’idea mi arriva da un divertente articolo di Carlotta Girola su Dissapore che descrive i cibi che deliziano il palato ma nauseano il naso. La sua classifica dei 5+1 più spaventevoli comprende: camemebret de Normandie, tartufo bianco (odore di gas), cavolfiore cotto, foie gras che le ricorda il cibo per gatti e surstromming aringa in scatola fermentata a lungo che forse solo gli svedesi riescono a portare alla bocca. A questi si aggiunge, fuori concorso, il puzzone di Moena un formaggio che rispecchia il suo nome.

puzzone di Moena

puzzone di Moena

Forte di questa prima lista ho continuato l’indagine fra le schifezze destinate alla tavola ed ho trovato che esistono delle robe davvero impressionanti, come il kiviaq della Groenlandia. Si tratta di una foca farcita con piccoli uccelli marini che vengono introdotti crudi ancora con le penne e lasciati decomporre per tre mesi. Quando la pelle della foca viene aperta la puzza è impressionate.

Le 10 superdonne del vino italiano di Drinks Business

Chiara Lungarotti, Silvia Franco, Francesca Planeta, Daria Garofoli Gaia Gaja Josè Rallo Elena Martusciello Sabrina Tedeschi Cristina Mariani Marilisa Allegrini

chiara-lungarotti

chiara-lungarotti

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
L’ articolo è di “Drinks Business” un rotocalco britannico web su vino, birra e spiriti fra i meglio informati e autorevoli. Ha uno dei suoi punti di forza nelle classifiche che sforna sugli argomenti più svariati e sempre con spunti interessanti e innovativi. L’autore di questa è Tom Bruce Gardyne un giornalista scozzese super esperto di whisky, ma anche fortemente interessato al vino. Recentemente ha scritto un bellissimo articolo sui vini dell’Etna.

Elena Martuscello

Elena Martuscello

La classifica sulle Top 10 women in italian wine inizia con un commento di tipico umorismo britannico << I giorni in cui il vino italiano era un mondo solo maschile con le donne nello sfondo, nei lavori d’ufficio, stanno finendo con molte figlie che prendono in mano le redini delle cantine di famiglia. Tom Bruce-Gardyne ne elenca 10 che fanno la differenza>>

I Millennials UK come quelli USA bevono solo buon vino

Carpe vinum fotografa il giovane consumatore inglese attratto più dalla storia delle bottiglie che dagli sconti e incuriosito dal  nuovo come i coetanei USA 

Violante e Donatella da Harrods

Violante e Donatella da Harrods

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Il Regno Unito è il << principale Paese di importazione al mondo in termini di volumi (760 milioni di litri nel 2013) e il secondo, dopo gli Usa, in termini di valore (circa 3,5 miliardi di dollari nel 2013) >> scrive Fabio Piccoli nel blog “Wine Meridien”. Si tratta dunque di un mercato enorme che compra per se ma anche per rivendere, soprattutto in Asia. La London Wine Fair rispecchia questo orientamento al trade e quest’anno ha presentato con un’indagine sul più giovane segmento dei consumatori, quello sotto i 35 anni – la così detta generazione Y o millennials – scoprendoli infedeli, curiosi e propensi a spendere. L’analisi è stata realizzata da “Wine Intelligence” su un campione di 4.000 utenti e si intitola “Carpe vinum”.
Il 56% dei sudditi di Sua Maestà consuma vino almeno una volta al mese ma con delle differenze nette fra le persone sopra e sotto i 35 anni. Gli adulti si orientano su bottiglie fra le 5 e le 6 Sterline mentre i più giovani arrivano a 8 “prezzo scaffale”. E’ una differenza sostanziale e sostanziosa visto che, nota sempre Fabio Piccoli, in UK il valore medio del vino importato dall’Italia, nel 2013 << è stato di 2,05 Euro/litro, il prezzo più basso per i nostri vini tra i primi 15 mercati mondiali>>.

Il futuro del vino è nel bicchiere

Nei ristoranti francesi un cliente su quattro sceglie il vino al bicchiere che costa meno e permette di abbinare ottimi vini ad ogni piatto

vino al bicchiere

vino al bicchiere

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

 

Wine News, come al solito ben aggiornato sulle nuove tendenze mondiali, ci segnala un articolo di Michel Bettane e Thierry Desseauve uscito su “Le Parisien aujourd’hui en France” e riguardante il boom del consumo di vino al bicchiere in Francia”. Il 20% del vino ordinato al ristorante, nel 2013, è stato au verre con una crescita del 39% sull’anno precedente, Insomma un successone e un freno al calo dei consumi che, sebbene non accentuato che da noi, ha comunque preoccupato parecchio le cantine d’Oltralpe. I dati sul calo dal 2000 al 2012 sembrano quelli di un bollettino di guerra – 27% Italia, -34 Spagna, -12% Francia.
Un contributo decisivo alla diffusione del vino al bicchiere proviene dalla Toscana e da Enomatic creato nel 2002 da Lorenzo Bencistà Falorni di Greve in Chianti e poi esportato in 70 Paesi del mondo.

Prima del Brunello falso c’è lo Champagne made in Avellino

La storia dei Nas di Napoli  e di 4.500 bottiglie false di Champagne Moët&Chandon, Veuve Clicquot Pondsardin e Bollinger per un valore di 2 milioni di Euro 

vero Moët Chandon

vero Moët Chandon

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

90 mila i controlli effettuati dai carabinieri tra il 2012 e il 2014 danno i loro frutti. A volte persino molto superiori a quanto si aspettasse. Succede così che durante la verifica in una rivendita napoletana i militari dell’arma si insospettiscono di fronte ad alcune bottiglie di Champagne e cominciano a indagare (il post parte da un articolo di Fiorenza Sarzanini sul “Corriere della Sera”).
Le bottiglie sono imitate con la cura di un falsario di banconote al punto da ingannare persino gli enotecari e i ristoranti che le hanno comprate in buona fede: etichette, scatole persino tappi, adesivo e bollini di garanzia …. Tutto sembrava originale finchè le bottiglie rimanevano chiuse ….. perché una volta stappate la differenza con il vero Champagne era evidentissima. Insomma un mediocre vinello dei Castelli Romani spumantizzato venduto al prezzo dei brand più conosciuti delle prestigiose bollicine

NAS Carabinieri

NAS Carabinieri

francesi. Il primo sequestro operato dai Carabinieri del NAS di Napoli riguarda 4.500 di bottiglie per un valore effettivo di 400.000  e un valore taroccato di oltre due milioni di Euro. La cosa non finisce qui: la banda, che ha prodotto gli Champagne contraffatti con bottiglie piemontesi e vino dei Castelli Romani elaborato da un enologo della zona, ha collegamenti in Spagna, Portogallo, Francia e Inghilterra. Insomma dietro il laboratorio di “produzione” del falso Champagne c’è anche una rete commerciale con tanto di agenti e importatori. In parole povere è stata riprodotta per intero tutta l’attività di una vera cantina, dalle etichette ai distributori esteri. E non ci sarebbe da meravigliarsi se ci fossero persino depliant e partecipazione alle fiere. 

4 candidati a una presidenza AIS

Emanuele Conte, Antonello Maietta, Romeo Mancini e Alessandro Scorsone campagna elettorale durissima per la presidenza nazionale dei Sommelier AIS

Antonello Maietta, Alessandro Scorsone, Romeo Mancini, Emanuele Conte

Antonello Maietta, Alessandro Scorsone, Romeo Mancini, Emanuele Conte

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

I Sommelier AIS di nuovo al centro della cronaca e con toni decisamente aggressivi e sullo sfondo la recente divisione con Bibenda-Fondazione Italiana Sommelier.
L’uomo da battere è il presidente uscente Antonello Maietta, autore del regolamento che, per la prima volta il 23 giugno, consentirà ai 31.000 sommelier AIS di votare direttamente il loro leader nazionale. E’ lui il bersaglio delle critiche degli sfidanti. Può mettere sul tavolo un bel pò di lavoro fatto che lui stesso ci illustra: la << nuova rivista Vitae in uscita a breve con il secondo numero, di cui andiamo fieri. Redatto interamente dall’Ais, non demandata a terzi, e che ospita grandi personaggi della critica del vino come Fabio Rizzari. E poi c’è la nuova guida che lanceremo ad ottobre, interamente curata dall’Ais, e che si differenzierà dalle altre in tante cose>>. A lui va il sostegno di voci autorevoli come Carlo Macchi di Winesurf e del blog Vinodaburde di Andrea Gori che riporta un lungo elenco di Sommelier “maiettiani”.

Calorie del vino in etichetta? Cominciano gli inglesi

L’85% dei consumatori britannici non ha idea di quante calorie ci siano in un bicchiere di vino e dunque alcuni supermercati inglesi cominciano a dirglielo

Edonism Londra Enoteca

Edonism Londra Enoteca

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Sainsbuy’s, la seconda catena di grande distribuzione del Regno Unito mette le calorie  nell’etichetta dei vini a marchio proprio. Da tre anni Waitrose, altro famoso supermercato inglese, riporta le calorie, per 100 ml e per bicchiere, sulle bevande alcoliche a proprio marchio. Il numero uno Tesco e l’altra catena GDO Morrisons non intendono farlo.
Ma qual è la reale portata di una simile decisione in un Paese dove la birra è decisamente al primo posto fra gli alcolici più consumati? C’è forse la lobby dei birrai dietro a questa decisione?
Per dovere di correttezza va detto che un bicchiere di vino da 175 ml contiene circa 130 calorie mentre la stessa quantità di birra arriva a 52. Il problema è che nessuno beve un bicchierino di birra, molto più probabilmente la dose è un boccale. Inoltre mentre il vino si sorseggia la birra si beve quasi come l’acqua e quindi in quantità molto maggiore e molto più velocemente. C’è poi una forte differenza di apporto calorico a seconda delle tipologie della birra: Lager, Stout e soprattutto Ale sono veri attentati alla dieta.
Se scrivere le calorie in etichetta, in decine di alimenti di uso comune, risponde a un nuovo bisogno salutistico e mira a contrastare l’obesità c’è un aspetto che va tenuto presente e richiede un ragionamento più ampio e articolato rispetto alla semplice valutazione “calorie uguale aumento di peso”. Un recente studio della Harvard Medical School evidenzia come un consumo limitato di alcolici faccia ingrassare meno della loro assenza nella dieta. Non è chiaro perché avvenga questo fenomeno ma presumibilmente l’accelerazione del ritmo cardiaco e del metabolismo indotta dall’alcol brucia più calorie.

Quello che dovreste sapere su Robert Mondavi

Il coraggio delle grandi sfide e la difficoltà di gestire il successo in famiglia. L’ascesa e il declino della cantina che ha segnato il Novecento

Robert-Mondavi-

Robert-Mondavi-

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

La maggior parte delle note di seguito provengono da un bellissimo articolo di WineSearcher che vi invito a leggere con attenzione perché vi commuoverà e vi farà riflettere.
E’ il ritratto di uno dei più grandi produttori di vino di tutti i tempi, una persona che ha cambiato il destino enologico di un’nazione intera: Robert Mondavi.
Non l’ho mai conosciuto ma ho incontrato il figlio Michael che mi è stato presentato da Ferdinando Frescobaldi. Ricordo una persona garbatissima che mi stupì per la sua piccola statura.

Violante con la magnum di Opus One

Violante con la magnum di Opus One

Forse anche Robert Mondavi, era di costituzione minuta, ma come produttore era un gigante. Un esempio per tutti specialmente per chi dice: non ho i soldi per….. non ho più l’età per …..
C’era una volta una famiglia marchigiana emigrata in Minnesota dove, nel 1908 nasce un bambino a cui viene imposto il nome di Robert Gerald. Il padre Cesare va poi a vivere in California dove compra la Charles Krug Winery dove lavorano i figli Robert e il più piccolo Peter.
Nel 1966 i due fratelli litigano al punto di prendersi a cazzotti e Robert se ne va sbattendo la porta. Robert Mondavi ha 53 anni, è senza un soldo e senza lavoro. Da questa crisi comincia la sua fortuna. “The up side of down” come sostiene Megan Mc Ardle, editorialista di Bloomberg View, secondo la quale lo sviluppo e l’innovazione nascono dalle sconfitte.
Da questo punto partono le 10 cose di Robert Mondavi che, secondo WineSearcher, tutti i produttori dovrebbero sapere

Calcio e vino, passioni italiane

Due grandi giocatori, di due generazioni diverse, stesse passioni: non solo il calcio, ma, inaspettatamente, il vino. Ecco unite due grandi passioni italiane. 

Letto per voi da Bonella Ciacci

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Mi aggiro come mio solito sulla rete in cerca di informazioni riguardo il mondo del vino, e per puro caso mi imbatto in un articolo che mi colpisce: Andrea Pirlo, grandissimo giocatore di calcio della nazionale e della Juventus, produttore di vini.

Il mio stupore è tanto perché non credevo che avesse questa passione, e perché tifosa juventina da sempre (con forte dispiacere di mio padre che tifa Fiorentina e ancora cerca di farmi cambiare idea). Ma lo stupore è dato anche dal fatto che non mi sembravano due passioni così conciliabili, quella del calcio e quella della vita tranquilla di campagna, tra i filari.

Andrea Pirlo però è un giocatore anomalo, di quei signori del calcio che sempre meno spesso si vedono. Posato, tranquillo, raramente invischiato in storie di gossip, mai polemico, un signore in campo. Un professionista. Ed anche per sviluppare questa sua passione, sembra aver mantenuto le stesse caratteristiche. Innanzitutto ha scelto di produrre in una zona poco rinomata, la bassa bresciana, nel piccolo borgo di Coler, vicino alla casa dove è nato. La zona di produzione è la DOC Capriano del Colle, una delle meno conosciute della Lombardia. Il suo è un ritorno alle radici e alla famiglia. Eppure sì che un giocatore del suo calibro avrebbe sicuramente avuto i fondi per investire in zone più glamour, più vistose, e che potessero subito portare alla ribalta i suoi vini. 

La moglie magica di Sveva Casati Modignani

E’ appena uscito l’ultimo libro della scrittrice più amata d’Italia Sveva Casati Modignani ed è ancora una volta una bella storia avvincente

La moglie magica

La moglie magica

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

La nostra comune amica Anna Pesenti Buonassisi mi manda sempre i suoi libri autografati in anteprima e io li leggo in un lampo per poi raccontarveli e invitarvi a fare lo stesso.

Anche questa volta è una storia bellissima. La moglie magica (Sperling & Kupfer pp 171 € 14,9) è un racconto romantico che comincia con un incontro che sembra quello di Cenerentola col principe azzurro e poi si complica per finire a sorpresa. Un agrodolce talmente avvincente che mi ha tenuto sveglia fino alle due di notte per la curiosità di scoprire cosa sarebbe successo dopo. Insomma se avete in programma un week end rigenerante portatevi dietro questo libro perché è proprio quello giusto.

Contiene un messaggio importante dell’autrice alle donne che convivono con la paura  << fidatevi più di voi stesse e liberatevi del maschio violento>>.  C’è dunque molto di più di una storia romantica fra le pagine che vi invito a leggere.

Sveva Casati Modignani

Sveva Casati Modignani

Ma chi è Sveva Casati Modignani comune amica mia e di Anna Pesenti? Prima di tutto: 27 libri e 27 successi, la nostra scrittrice riesce a rimanere per settimane nella classifica dei libri più letti a ogni sua nuova fatica letteraria. I suoi romanzi sono tradotti in 20 lingue estere e hanno venduto oltre 10 milioni di copie.
In secondo luogo il suo nome: Sveva Casati Modignani è uno pseudonimo che, dal 1981, nasconde due persone Bice Cairati e suo marito Nullo Cantaroni deceduto nel 2004.

Angelo Gaja e il Calo del consumo di vino in Italia

Per il produttore italiano più conosciuto nel mondo per contrastare il calo del consumo occorre diradare la confusione e per farlo servono rispetto e coraggio

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Angelo_Gaja

Angelo_Gaja

I dati ISTAT , diffusi in questi giorni, fotografano un Paese dove, per la prima, volta il numero dei consumatori saltuari ha superato quello dei bevitori abituali. Meno di un italiano su tre beve vino e coloro che lo consumano ogni giorno hanno, nel 97% dei casi, oltre 45 anni di età.

Di Angelo Gaja  – 28 maggio 2014
Sul calo inarrestabile del consumo di vino in Italia si sprecano le analisi; mai che si dica della CONFUSIONE che prospera rigogliosa ed allontana i giovani consumatori. La funzione alimentare del vino si va via via esaurendo in favore di quella edonistica: più che di pancia si beve di testa. Così crescono le nicchie di consumatori che vogliono il vino naturale, biologico, biodinamico, sostenibile, libero, pulito, giusto, … e dei produttori che ne assecondano la richiesta; e si invocano nuovi controlli e certificazioni. Ben vengano, purché non si faccia ricorso a denaro pubblico.

Sei un pecorone o un indipendente quando giudichi il vino?

Da uno studio dell’American Association of Wine Economists intitolato “In vino veritas” risulta che siamo pecore

gregge-di-pecore

gregge-di-pecore

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

La questione non è da poco nell’epoca della democratizzazione dei giudizi sul vino. Infatti una parte dei consumatori crede che il web e soprattutto portali come Cellar Tracker, dove tutti possono scrivere il loro giudizio, abbiano apportato una rivoluzione togliendo autorevolezza ai grandi esperti e dando più voce al consumatore finale. Insomma portando una ventata di obiettività e di rinnovamento.

Forse non è proprio così anzi un interessantissimo articolo di “Wine economics” del maggio 2014 intitolato “In vino veritas? Social influence on ‘private’ wine evaluations at a wine social networking site” (Omer Gokcekus School of Diplomacy and International Relations, Seton Hall University, USA, Miles Hewstone Department of Experimental Psychology, University of Oxford, UK, Huseyin Cakal Department of Psychology, University of Exeter, UK) ci mostra come i giudizi di CellarTracker siano estremamente conformisti.  In altre parole le valutazioni dipendono ancora, in larga misura, dai grandi wine critics, ma soprattutto dai primi giudizi pubblicati, per cui, paradossalmente, le probabilità che siano “manovrati” è cresciuta.

Le wine lover indiane e il calice con-turbante

L’emancipazione delle donne indiane passa attraverso il vino? La moda dei brindisi fra donne dopo il lavoro segna una svolta nei costumi sociali

consumatrici di vino in India

consumatrici di vino in India

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

1.237 milioni di abitanti, il secondo Paese del mondo per popolazione, con i consumi più bassi del mondo 1,12 litri all’anno pro capite, l’India è un gigante quasi astemio. Appena quattro anni fa il blog “I numeri del vino” paragonava i consumi indiani di vino a quelli di un piccolo mercato europeo, ma rilevava una certa importazione di vini bianchi di elevatissima qualità. Insomma un consumo da maharaja.
Tuttavia qualcosa sta cambiando velocemente.

India wine testing

India wine testing

A Mumbai è nato, nel 2009, un Women wine club con il nome di 3W Wine, Women and Wit cioè vino, donna e sfizio. E l’India ha cominciato a esportare i vini di sua produzione. Nella catena britannica Waitrose, specializzata in gastronomia di lusso è possibile acquistare vini indiani adatti per accompagnare la cucina più speziata e piccante. Si tratta di vino bianco Ritu, parola che significa stagione, e un rosso a base di Syrah che si chiama Zampa.

Le 10 bottiglierie TOP nel mondo

Dalla super tecnologia con acrobate che prendono le bottiglie volando ai 55 km di gallerie sotterranee c’è di tutto nel mondo

Angel’s Wine Tower Bar, at Radisson’s Stansted Airport hotel London

Angel’s Wine Tower Bar, at Radisson’s Stansted Airport hotel London

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Sempre super informato e sulle tendenze, la rivista inglese The Drinks Business ha scovato le 10  bottiglierie più sensazionali del mondo. Non immaginatevi dei templi silenziosi per le bottiglie rare e costose …. No! Per entrare in questa classifica conta sbalordire, essere unici, glamour, avere bellezza sofisticata e irraggiungibile …
E’ il blog , Wine Meridian che ha rilanciato quello inglese, mi ha incuriosito verso il magico mondo delle bottiglierie da sogno ed ora ve le racconto invitandovi ad andare a leggere gli altri due blog che più e meglio di me vi affascineranno.

• Mistral Wine & Champagne Bar san Paolo in Brasile 100 metri quadri di raffinatezza enologica e tecnologia progettato dal noto architetto Arthus Casas. I clienti hanno tablet per scegliere, informasti e giudicare.

Renzi facci sognare! Vogliamo De Castro commissario Europeo

Paolo De Castro è il nostro super esperto di agricoltura e di  Parlamento Europeo ed è l’unico che potrebbe tesaurizzare la vittoria elettorale italiana

Paolo-De-Castro

Paolo-De-Castro

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Il portafoglio più grosso dell’Unione Europea è quello agricolo. Assorbe il 34% delle risorse comunitarie e attraverso la PAC -sigla ombrello che significa Politica Agricola Comune- ha allargato il concetto di agricoltura alla difesa ambientale, alla sicurezza alimentare e alla salute pubblica cioè ha dato un connotato sociale a ogni decisione sul mondo rurale. Bellissimo a dirsi e difficilissimo a farsi. I negoziati estenuanti e la continua contrapposizione fra il Nord Europa e l’area mediterranea hanno visto spesso l’Italia alle corde, a subire decisioni svantaggiose. Tra gli agricoltori è diffusa la convinzione che solo i Ministri tecnici come Luchetti, De Castro, Zaia o Catania siano riusciti a tenere testa alle agguerritissime delegazioni straniere.
Per questo, per trasformare il successo elettorale di Matteo Renzi  in qualcosa di vantaggioso per il nostro Paese bisogna far sedere Paolo De Castro nella sedia di Commissario Europeo.