Wine maker donne in California brave ma poche
Sembrano molte perché sono brave e hanno buona visibilità ma sono solo il 9,8% del totale, come in Australia. Il soffitto di cristallo esiste anche in USA
Di Donatella Cinelli Colombini
Le tre analisi sono fresche, fresche e sono pubblicate dalla rivista mondiale più autorevole in materia di wine business AAWE – “Wine Economics” con la firma di Lucia Albino Gilbert e John Carl Gilbert del dipartimento di psicologia dell’Università di Santa Clara in California. Mirano a capire la distanza che ancora separa le donne dal soffitto di cristallo oltre il quale ci sono i ruoli dirigenti e, in questo caso, gli incarichi di direttori delle cantine.
In USA dal 1970 le laureate in materie scientifiche sono cresciute costantemente e oggi metà degli studenti che concludono l’università di medicina sono donne. Qualcosa di simile è avvenuto anche nelle facoltà di enologia. Nel 1990, a UC Davis,
il più celebre centro di studi agricoli degli Stati Uniti, le laureate in enologia donne erano più o meno lo stesso numero degli uomini ma negli anni successivi sono cresciute ancora.
Questo avveniva mentre anche il ruolo delle donne nel mercato del vino aveva una rapida evoluzione. Oggi le donne acquistano il 59% del vino per consumi abituali e il 50% di quelli saltuari in USA. Quindi abbiamo un bel numero di laureate in enologia e di acquirenti donne che privilegiano vini fatti da altre donne. Nonostante questo gli enologi capo delle cantine Californiane sono uomini nel 90% dei casi. La percentuale scende a Napa fino al 71% e a Sonoma (80%) ma il settore resta ancora fortemente maschile, specialmente ai vertici delle gerarchie. Per arrivare in cima, le poche che ce la fanno, devono avere un talento e un impegno enormi. Resta da capire perché il 9,8% di donne enologo abbia una visibilità così forte da dare l’impressione di una vera valanga rosa nel vino.