Chef e cocaina: Cernilli apre una nuova polemica
Daniele Cernilli Doctor Wine si conferma coraggioso e provocatorio. E’ il primo a parlare in Italia dell’argomento chef e cocaina ma il problema esiste
Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne
Chef e cocaina: tutti sussurrano ma ufficialmente nessuno lo dice, anche perché l’antidoping per gli chef non esiste, come non esiste per il mondo dello spettacolo, per gli scrittori, i manager, per gli avvocati, per i broker di borsa e per tante altre professioni con orari pesanti e stress forti. Sono questi lavori dove molti si aiutano con stimolanti e poi con sonniferi per adattarsi ai tempi e alla concentrazione che serve a mantenere performance altissime.
Invece, non ci crederete, l’antidoping c’è per i trattoristi e noi aziende agricole siamo obbligati a sottoporre chi guida il trattore a una visita specialista in modo che risultino ufficialmente non tossicodipendenti.
Quindi gli chef stellati che fanno uso di cocaina ci sono, e non sono i soli ma, come tante cose italiane, “è un segreto di Pulcinella” di evidenza incontrovertibile, altrimenti non si spiegherebbe perchè l’aria di Roma contiene tracce di mitica polvere bianca. Se la cocaina non fosse molto diffusa come avrebbe fatto ad inquinare persino l’aria ele acque reflue di Firenze?