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Musica e vino l’unione dei sensi che aumenta il piacere

Comincia con da Bellavista in Franciacorta il primo vero studio sull’assonanza di brani musicali a specifici vini e ora facciamolo insieme sul Brunello

Bellavista Franciacorta e musica

Bellavista Franciacorta e musica

Di Donatella Cinelli Colombini
Jazz & wine, MelodiadelVino, EnoArmonie, Bacco&Bach, Suoni di Vini … concerti e festival si susseguono nelle cantine … e dintorni come “7 note in 7 notti” serie di appuntamenti musicali-enologici, a Siena nelle splendida cornice della sala del

Cantine Aperte 2013 Bonella

Cantine Aperte 2013 Bonella

Concistoro del Palazzo Pubblico che l’11 dicembre ha visto impegnati i produttori dell’Orcia Doc insieme all’ensemble allievi dell’Istituto “Rinaldo Franci” sul tema “I fatti e i detti memorabili di Domenico Beccafumi” riferito agli affreschi della volta della sala. L’argomento vino-musica è dunque tutt’altro che nuovo ma è invece inedita la proposta di scegliere esattamente i brani musicali più capaci di rispecchiare le sensazioni di specifici vini. Comincia Vittorio Moretti con i suoi spumanti Bellavista e l’aiuto di un violoncellista di fama mondiale: Mario Brunello. L’obiettivo è di una completa assonanza che aumenti l’intensità del piacere e la comprensione di entrambe le espressioni artistiche: il vino e la musica.

I miei amici premiati Elena Fucci e Gianluca Morino

Elena Fucci Premio al coraggio della guida vini del Corriere della Sera, Gianluca Morino VignaioloDigitale dell’anno al Salone del Gusto

Luciano Ferraro Elana Fucci Luca Gardini

Luciano Ferraro Elana Fucci Luca Gardini

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Due grandi personaggi, diversamente coraggiosi. Elena Fucci ha rinunciato al suo sogno di diventare ingegnere negli Stati Uniti per rimanere a Barile e trasformare la vigna di suo

Premiazione di Gianluca Morino presentazione Guida Slow Wine

Premiazione di Gianluca Morino presentazione Guida Slow Wine

nonno Generoso di 89 anni, nella Petrus dell’aglianico. Luciano Ferraro e Luca Gardini autori della guida “Vignaioli e vini d’Italia” 2015 (RCS €12,90) l’hanno scelta per rappresentare il coraggio delle sfide impossibili e il talento che le fa vincere. Doti entrambe care a Ferraro, autore del wine blog DiVini, dove pubblica storie apparentemente piccole ma capaci di aprire l’animo e la mente.
La scelta di Elena rispetta questo spirito: a 18 anni si rende conto che presto la sua vigna, quella dove giocava da bambina, sarà di qualcun altro. Lei vorrebbe studiare ingegneria e i suoi genitori non vedono un futuro per la vigna dove il nonno Generoso passa le sue giornate curando le antiche viti ad alberello una per una. E’ a quel punto che Elena decide di cambiare il suo futuro, la famiglia non venderà la vigna mentre lei andrà a Pisa per laurearsi in Enologia. Il suo vino “Titolo” rispecchia la forza antica delle sue viti e la dolcezza affettuosa di Elena. La scorsa estate Elena e mia figlia Violante hanno passato le vacanze insieme a Gozo, con i rispettivi partner Ignazio e Andrea. E’ bellissimo vedere la loro amicizia vignaiola.

Il Barone 2.0: Francesco Ricasoli instragramer italiano

Quasi mille anni di storia per la famiglia del Castello di Brolio, sempre al passo coi tempi. Francesco Ricasoli scelto come Instragramer della settimana.

 Letto per voi da Bonella Ciacci

Francesco-Ricasoli-Iger-della-Settimana

Francesco-Ricasoli-Iger-della-Settimana

Oggi, se si parla di titoli nobiliari tipo “barone”, si pensa a qualcosa di antico, impolverato, ingessato in costumi di un’altra epoca… Niente di più sbagliato, almeno per quanto riguarda il 32° barone Ricasoli, discendente diretto della famiglia proprietaria del Castello di Brolio, nel cuore del Chianti.

Francesco Ricasoli è stato nominato dal sito italiano degli instagramers (la comunità di utenti del social fotografico Instagram), come instragramer della settimana e intervistato dal conterraneo Antonio Cinotti il 25 luglio. Se visitate la galleria di foto di Francesco Ricasoli sarete colpiti per il grande gusto, le bellissime foto, e le sue grandi passioni, che riesce benissimo a riprodurre in immagini. E non c’è solo il suo vino, il Chianti Classico, di cui il suo antenato Bettino Ricasoli, il barone di ferro, ha creato la formula come lo conosciamo oggi. Sul suo profilo si trovano le foto dei suoi viaggi per il mondo, del mare, di cui è grande appassionato, di prelibatissimi piatti… Non è quindi un account aziendale, nato solo per pubblicizzare i suoi prodotti e il nome dell’azienda, ma un profilo personale che ci permette di scoprire il grande uomo che c’è dietro la rinascita di un’azienda che era finita in mani australiane (la cantina australiana Hardy), ed è ritornata ad essere fiore all’occhiello della produzione vinicola toscana.

Altro che “Marcellino pane e vino”: il vino e il cinema americano.

Dallo spunto di un interessante articolo di Raphael Schirmer dell’American Association of Wine Economists, una riflessione sull’influenza del cinema sul vino, e viceversa.

Letto per voi da Bonella Ciacci

cinema e vino

cinema e vino

Per noi italiani, e per molti europei in generale, essendo il vino una tradizione consolidata, non sorprende più di tanto vedere un personaggio di un film o di un telefilm sorseggiare vino. Ma negli Stati Uniti, patria incontrastata del grande cinema e delle produzioni più importanti, le cose sono notevolmente cambiate da 80 anni a questa parte. Dall’epoca del Proibizionismo a film come “Sideways” o “Un’ottima annata”, non si può non notare come la cultura del vino e l’approccio verso di esso sia proprio ribaltato. Ma è la vita reale ad influenzare il cinema o il cinema ad influenzare la vita quotidiana?

Come riporta l’articolo del Wine Economists, gli Stati Uniti oggi sono il primo

Grande-Gatsby-Francis-Scott-Fitzgeraldremake-01

Grande-Gatsby-Francis-Scott-Fitzgeraldremake-01

stato in termini di consumo del vino e il quarto in termini di produzione, ed è un aspetto che è impossibile non si rifletta anche sulle sue produzioni cinematografiche, che sono specchio della società che rappresentano. Infatti, film come Il Grande Gatsby, dove si mostrava l’alta società americana, con le sue contraddizioni e le sue trasgressioni, con calici di champagne durante le feste mondane, rappresentava come in negli anni ‘20 (quelli del proibizionismo, tra l’altro) bere vino fosse segno di potere, di successo e di appartenenza ad una classe elitaria esclusiva, che quindi non si perdeva con whisky di contrabbando.

Non è tutto vero ciò che è virtuale

Un cortometraggio su youtube per dimostrare come presentarsi al meglio sui social aiuti ad essere popolari, a costo di mentire. Vale anche per hotel e agriturismi?

Visto per voi da Bonella Ciacci

"What's on your mind" video

"What's on your mind" video

Alcuni giorni fa mi sono imbattuta in un articolo online dell’Internazionale che parla di un cortometraggio che sta spopolando su Youtube (7 milioni di visualizzazioni ad oggi). Il regista Shaun Higton racconta la storia di un uomo che fa una vita un po’ triste, e che si deprime ulteriormente guardando le foto dei suoi amici su Facebook, i quali sembrano invece vivere esistenze idilliache. Così, inizia a fingere, scattando foto fuorvianti e postando commenti che raccontano l’opposto di ciò che gli sta effettivamente accadendo. Tipo quando raggiunge in auto la cima di una collina sopra la città, scende, e con un abbigliamento da jogging si scatta una foto fingendo di aver fatto una lunga ma appagante corsa.

Da lì è scattata una riflessione: quanto la reputazione online è importante anche per le aziende? E soprattutto per le strutture ricettive e i ristoranti, che hanno tra i requisiti principali per essere scelti da un cliente il proprio aspetto e ciò che promettono di dare al cliente? Ad esempio, è notizia di fine maggio, riportata da molti quotidiani, tra cui anche La Stampa, dell’apertura di un’indagine da parte dell’antitrust sulla veridicità delle recensioni sul famoso sito TripAdvisor.

Vino vino delle mie brame, qual è il tappo migliore del reame?

Una costante delle discussioni del mondo del vino è la spinosa questione del tappo, tra sostenitori del sughero e dello screw cap.

Letto per voi da Bonella Ciacci

tappo di sughero vs. tappo a vite

tappo di sughero vs. tappo a vite

Seguendo Marilena Barbera (@marilenabarbera) e il produttore proprietario di Cascina Garitina, Gianluca Morino (@gianlucamorino) su Twitter, leggo alcuni giorni fa di un’interessante ma accesa discussione che si è scatenata sul social network per via di un articolo di Slow Food dove si riportano le idee di Robert Parker. Il celebre e stimato esperto di vino del Wine Advocate sostiene che entro il 2015 il tappo di sughero sarà in minoranza sul mercato mondiale.

Da queste poche parole, quasi lapidarie per il povero tappo tradizionale, si scatena una guerra a colpi di posizioni forti, sostenute da una parte da chi protende per abbracciare le nuove tecnologie, come lo screw cap, che garantiscono l’eliminazione di rischi come l’ossidazione, e dall’altra chi invece difende tradizione, gestualità, poesia e “rischi naturali da mettere in conto”. L’articolo di Slow Food, che ha anche un programma per sostenere la produzione del sughero, si schiera nettamente dalla parte del tappo tradizionale, riportando i dati di uno studio dall’Associazione portoghese del Sughero (Apcor): l’85%  dei 2001 intervistati vede nel tappo di sughero simbolo di alta qualità e prestigio. Idea comune e anche condivisibile, visto che i più grandi vini del mondo (da un Brunello Biondi Santi ad un Pétrus, sono rigorosamente tappati in sughero), ma il punto è forse un altro. Per sostenere strenuamente questa immagine, non stiamo perdendo di vista la qualità e la preservazione del vino?

Estate 2014 con bollicine e rosati. Lo dice una pugliese DOC

Monica Caradonna, giornalista e blogger pugliese, ci racconta cosa aspettarci dall’estate 2014, dal regno delle feste sotto il sole, la Puglia.

Letto per voi da Bonella Ciacci

Maci con figlie e anto e moni

Maci con figlie e anto e moni

Se Milano è la capitale italiana delle nuove tendenze e delle mode in inverno, d’estate da alcuni anni, chi detta legge in termini di feste e tendenze è sicuramente la Puglia, e soprattutto il Salento. Ecco perché, per avere alcune dritte su come organizzare una festa d’estate all’ultimo grido, ho pensato di intervistare Monica Caradonna. Già ospite nel blog di Donatella Cinelli Colombini per il suo blog www.annichilitamafiga.com, Monica non è solo una giornalista, blogger e press manager per una grande azienda vinicola pugliese (Cantine Due Palme), ma anche una ragazza instancabile, che prende la vita con un’energia fuori dal comune, e partecipa a tutti i più grandi eventi e feste che si svolgono nella sua regione, la Puglia. Chi meglio di lei ce le può raccontare, dandoci così tanti spunti e consigli per un’estate 2014 memorabile all’insegna del divertimento?

Bonella Ciacci – Monica, chi ti segue sul tuo blog, sa che sei una che non si ferma mai…Ma quante ne fai?!
Monica Caradonna – Sorrido cara Bonella, perché ne faccio anche troppe. Ho un approccio molto ironico alla vita e ai suoi tanti problemi quindi il mio è un costante esercizio, un continuo voler esorcizzare i problemi e trarne un vantaggio che può essere anche un sorriso. Pensa che la mia filosofia di vita si fonda su un principio fondamentale che Mago Merlino dice al giovane Artù nel bellissimo cartoon della Disney La spada nella roccia, ovvero quando si è troppo in basso si può solo risalire. Ecco, questo è il mio mood, sempre positiva e di conseguenza la mia quotidianità riflette solo cose belle, quelle meno belle sono solo uno strumento per crescere. Ed ecco allora che vivo, lavoro tanto, viaggio tantissimo, mi diverto, abbraccio e sorrido. Pare poco?

BC – Il “ma quante ne fai” è anche un modo ironico per un altro punto preliminare di questa chiacchierata, ovvero introdurti e dire chi sei.
MC – Sono una persona fortunata perché faccio il lavoro più bello del mondo: la giornalista. Mi sono occupata per 11 anni di comunicazione politico-istituzionale, lavorando con il sindaco della mia città ma anche in Regione Puglia e per parlamentari divari schieramenti; ho diretto un settimanale molto figo, faccio televisione e curo la comunicazione di una grossa azienda di vini del Sud.  Nella mia pagina di facebook mi presento usando le parole di un film, Un’ottima annata, con Russel Crowe: “C’è qualcosa che dovresti sapere di me Max: sono tanto tanto esigente e in più sono tanto tanto sospettosa, tanto tanto irrazionale, e perdo la pazienza tanto tanto facilmente, in più sono pazzamente gelosa e lenta a perdonare”;  ecco davanti a questa descrizione mi sono assolutamente ritrovata. 

Le aziende devono imparare a cinguettare

In Italia, ancora poche aziende hanno capito e sfruttato le potenzialità di uno dei social network più importanti, Twitter. Ecco perché conoscerlo meglio.

Letto per voi da Bonella Ciacci

SocialMedia_Vino1-620x320

SocialMedia_Vino1-620x320

Qualche giorno fa il social media strategist ed esperto di personal branding Riccardo Scandellari ha pubblicato un articolo riguardo l’efficacia e risultati che si possono ottenere per le aziende che imparano a sfruttare al meglio il social dell’uccellino blu, Twitter. Prendo spunto dalle sue parole per evidenziare alcuni punti chiave e riportare l’esperienza diretta fatta nell’azienda di Donatella Cinelli Colombini, per la quale lavoro.

“Twitter è il social più difficile da comprendere per chi non ha uno spirito da blogger”, ed ha ragione Riccardo in questa sua affermazione. Soprattutto in Italia, dove il social più utilizzato (e abusato) è Facebook, l’utente medio della rete fatica a comprendere le dinamiche del famoso sito di microblogging. Sì, perché così nasce twitter, come un sito di microblogging, dove quindi lo scopo principale è produrre e postare contenuti, che si racchiudano nei 140 caratteri. Da allora di strada ne ha fatta e le cose sono cambiate, aggiungendo molte funzioni, ma rimanendo comunque sostanzialmente un sito minimal, fatto di sostanza e poco di apparenza.

“L’utente Twitter è maggiormente disposto a cliccare il link contenuto del post e molto più disponibile a ricondividerlo se lo ritiene utile e interessante.”. Questo è l’altro punto chiave che reputo estremamente importante, e che è comunque strettamente legato alla natura principale di Twitter, ovvero un sito che punta sui contenuti. Per un’azienda che punta a costruirsi un’immagine seria e una reputazione importante, è utile mostrare di  non “vendere fumo”, ma dare prova delle proprie competenze, capacità e conoscenze. E’ il problema che sembra evidenziare la ricerca di FleishmanHillard Italia, ripreso dal sito www.franzrusso.it, che ha analizzato nel 2013 la presenza delle aziende vinicole sul web e sui social. Sembra aumentata molto la quantità, ma non la qualità di ciò che viene pubblicato. Non si crea contenuto. Perché accade questo?

Il buono che c’è nel nuovo: il turismo e i social media

Rilanciare un territorio sfruttando una comunicazione nuova, più vicina alle nuove generazioni, dinamica. Ecco cosa è stato il social media tourAlTrasimeno”.

Visto per voi da Bonella Ciacci

depliant e accrediti #AlTrasimeno

depliant e accrediti #AlTrasimeno

Nel fine settimana dal 19 al 22 giugno, ho avuto l’onore (sì, perché per me è stato un onore) di partecipare ad una delle 4 giornate di cui è stato composto il social media tour “AlTrasimeno”. Un evento che ha reso possibile godere delle bellezze di uno dei territori più affascinanti del centro Italia, il lago Trasimeno, ed organizzato da Luca Preziosi e Gil Novello con il supporto di Sviluppumbria S.p.A.
Blogger, instagramer, twistar, e influencer vari sui vari social network si sono radunati nella bellissima cornice del Relais Borgo Torale, tra Passignano e Tuoro per passare i successivi 4 giorni a scoprire vecchi mestieri, antiche tradizioni, oasi naturali e paesini dalle storie fantastiche, che intrecciano storia e mitologia.

Grazie anche agli enti locali, ai sindaci, alle proloco, è stato possibile avere accesso a molte realtà del luogo. Ma niente di esclusivo. Tutto ciò che è stato visitato, fotografato, twittato, postato su facebook…sono cose che tutti possono fare, andare a vedere e goderne. Ma allora a cosa serve direte? Perché avere questa moltitudine di “smanettatori col telefonino” gratuitamente nel proprio laboratorio artigianale, o nel proprio museo, nel proprio agriturismo, o su una delle proprie barche a vela che vengono usate per fare scuola sul lago…?

Calcio e vino, passioni italiane

Due grandi giocatori, di due generazioni diverse, stesse passioni: non solo il calcio, ma, inaspettatamente, il vino. Ecco unite due grandi passioni italiane. 

Letto per voi da Bonella Ciacci

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Mi aggiro come mio solito sulla rete in cerca di informazioni riguardo il mondo del vino, e per puro caso mi imbatto in un articolo che mi colpisce: Andrea Pirlo, grandissimo giocatore di calcio della nazionale e della Juventus, produttore di vini.

Il mio stupore è tanto perché non credevo che avesse questa passione, e perché tifosa juventina da sempre (con forte dispiacere di mio padre che tifa Fiorentina e ancora cerca di farmi cambiare idea). Ma lo stupore è dato anche dal fatto che non mi sembravano due passioni così conciliabili, quella del calcio e quella della vita tranquilla di campagna, tra i filari.

Andrea Pirlo però è un giocatore anomalo, di quei signori del calcio che sempre meno spesso si vedono. Posato, tranquillo, raramente invischiato in storie di gossip, mai polemico, un signore in campo. Un professionista. Ed anche per sviluppare questa sua passione, sembra aver mantenuto le stesse caratteristiche. Innanzitutto ha scelto di produrre in una zona poco rinomata, la bassa bresciana, nel piccolo borgo di Coler, vicino alla casa dove è nato. La zona di produzione è la DOC Capriano del Colle, una delle meno conosciute della Lombardia. Il suo è un ritorno alle radici e alla famiglia. Eppure sì che un giocatore del suo calibro avrebbe sicuramente avuto i fondi per investire in zone più glamour, più vistose, e che potessero subito portare alla ribalta i suoi vini. 

Mangiare con gli occhi: l’era del food porn

L’immagine di un piatto, il desiderio che scatena, la voglia che fa crescere dentro, quasi il bisogno di toccarlo: eccolo, il food porn.

Visto e letto per voi da Bonella Ciacci

food-phone

food-phone

Forse il termine non vi è nuovo, o forse sì: food porn (o pornfood). Un termine volutamente forte, che richiama alla pornografia, legata al cibo. Ma no, non stiamo parlando di donne nude ricoperte di cose da mangiare o addirittura di peggio. Allora di cosa si tratta? Ed esiste un’unica accezione del termine?

Il termine, se si cerca il suo significato, su urban dictionary sta a indicare un piatto, un cibo, che è bello e buono mentre lo si mangia, ma che dopo fa stare male o sentire “sporchi”. Quindi cibi calorici, grassi, gustosi ma poco salutari. Ma da qui, il concetto di food porn si è evoluto molto. L’espressione è comparsa per la prima volta nel libro “Female Desire-Women’s Sexuality today”, di Rosalind Coward.

Innanzitutto, perché “pornografia del cibo”? Il cibo con il sesso ha alcuni punti in comune (tranne l’indecenza, fortunatamente): un bel piatto, presentato in modo attraente, ricco di salse o creme, che richiama alla mente un peccato di gola, che mette l’acquolina in bocca, provoca il desiderio di mangiarlo, e allo stesso tempo l’insoddisfazione dovuta all’impalpabilità di ciò che stiamo guardando. Gioca quindi sullo stesso piano della pornografia, andando a stimolare le stesse reazioni istintive. 

Vino, passione e…un nuovo lavoro

Siete dei winelover? Amate il vino e vorreste fare della vostra passione una professione? Sempre di più le cantine oggi ricercano figure nuove da inserire nel proprio organico.

Letto per voi da Bonella Ciacci

winelover

winelover

Fino a poco tempo fa le figure ricercate dalle cantine erano ben specifiche, e limitate a quelle che sono le varie fasi del processo produttivo del vino, fino a raggiungere la sua commercializzazione: enologi, agronomi, cantinieri, operai agricoli capaci di vendemmiare o potare…fino a responsabili commerciali sia per l’Italia che per l’estero.

Ma oggi, per vendere un vino, non basta più soltanto un prodotto di qualità, e dei buoni agenti. La comunicazione, i new media, e l’accoglienza in cantina sono i nuovi settori che si stanno sviluppando sempre di più, facendo nascere l’esigenza di nuove figure professionali. Non a caso, nel sito italiano specializzato nell’incontro domanda/offerta per il lavoro nel settore del vino WineJob.it, tra 8 offerte di lavoro al momento aperte, ben 4 sono riferite al settore marketing. Come non sorprende che tra il personale ricercato negli USA, tramite il sito winejobsusa.com, ci sia una specifica richiesta per i wine enthusiasts. Queste figure dovranno lavorare in modo indipendente, organizzando a casa o comunque privatamente eventi di degustazione, e percepiranno un compenso a percentuale sulla base degli ordini raccolti dopo questi eventi. E non solo. Sono richiesti molti consulenti, la cui mansione principale è accogliere clienti in cantina e presentare e vendere i vini dell’azienda, così come assistenti nelle sale degustazioni, e la principale caratteristica del candidato deve essere una grande passione per il vino e una spiccata personalità entusiasta e coinvolgente. Sono almeno una decina le richieste di questo genere, e questo soltanto tra le prime 50 di 234 totali che ci sono al momento sul sito.

Vino fa rima con bambino?

Lo spinoso argomento del vino in gravidanza (e degli alcolici in genere). Tra dicerie, eccessivo terrorismo psicologico e facilonerie, proviamo a capirne di più.

Letto (e vissuto) per voi da Bonella Ciacci

Bonella Ciacci e la pancia che cresce

Bonella Ciacci e la pancia che cresce

La gioia di una gravidanza è spesso in realtà un percorso ad ostacoli, e per evitare i rischi si deve rivedere in toto le proprie abitudini alimentari. E’ conosciuto il problema della toxoplasmosi, che è legata ai cibi crudi come carne e verdure, e l’attenzione che va prestata a mangiare sano e leggero per evitare di accumulare peso eccessivo, che può essere problematico sia in fase di parto che dopo (per perderlo).

Per me, che felicemente sto vivendo la prima gravidanza, e che lavoro nelle cantine di Donatella Cinelli Colombini un’altra questione è diventata altrettanto spinosa e importante: capire se e quanto vino posso assumere durante questi delicati mesi. Lungi da me ovviamente dare consigli medici e rassicurare le donne o meno sull’assunzione di alcolici, quindi voglio mettere le mani avanti, invitando ogni donna in stato interessante a consultare sempre il proprio medico prima di prendere qualsivoglia decisione. Il mio desiderio è quello di raccontarvi la mia esperienza e magari aprire la strada al dubbio, anziché rimanere con non verificate certezze.

Molti ginecologi vietano assolutamente ogni assunzione di alcolici, di ogni tipo. Alcuni invece sono più permissivi e concedono il vino e la birra. Ho trovato invece unanimità di opinioni nel vietare nel modo più assoluto i superalcolici. Poi ci sono le dicerie popolari e leggende metropolitane, come quella per cui la birra rossa farebbe addirittura bene al feto.

Ma qual è la verità? Quando si consultano più medici, e si ricevono pareri discordanti, a chi dar retta? Mi metto nei panni di molte donne che, a digiuno di conoscenze mediche approfondite come me, si affidano a dei professionisti dei quali si presuppone preparazione e conoscenze. Eppure queste diverse “scuole di pensiero” disorientano. Il rischio che c’è dietro non è minimo, perché la sindrome alcolica fetale può avere conseguenze da lievi a molto gravi, dall’aborto al basso peso alla nascita e ad altri problemi che si manifestano durante la crescita del bambino.

Fuorisalone, reportage da un’osservatrice fuoriluogo

Racconto dalla design week a Milano, e da una città che si trasforma in una vetrina costante, continua. Milano e il fuorisalone visto da un occhio fuori tema.

Visto per voi da Bonella Ciacci

Bonella Ciacci al fuorisalone2014

Bonella Ciacci al fuorisalone2014

Fuoriluogo al fuorisalone? Beh, sicuramente è la prima cosa che ho pensato quando mi è stato proposto di andare una giornata in giro tra le ultime novità che il mondo presenta alla design week di Milano. Poi ho ripensato al museo del design che ho visitato a Copenhagen, e a cosa in fondo è il design. Tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che utilizziamo, le sedie di casa nostra, il lampadario in ufficio, l’attaccapanni nella sala d’attesa del commercialista. Tutto è design. E con l’occhio del fruitore finale ho affrontato questa avventura.

In occasione della design week sono stata contatta dall’agenzia di comunicazione Prima Pagina di Milano, per passare una giornata a giro per Milano, e farmi colpire, entusiasmare, incuriosire dalle esposizioni del fuorisalone, immortalandole con il nuovo smartphone di ASUS, Zenfone5, in anteprima ad un mese dall’uscita. La prima tappa, con la preziosa guida di Massimo (@dietnam su Twitter) è stata la nuova piazza Gae Aulenti. Finalmente Milano ha lo skyline delle grandi metropoli europee come Parigi e Londra. Affascinante e futuristica, adesso l’Expo2015 inizia a sembrarmi possibile. Un piccolo consiglio a chi di voi ancora non c’è stato: attenzione ai piedi, ve li ritroverete fradici senza accorgevene…la piazza si allaga a sorpresa e diventa uno specchio di acqua e viottoli piastrellati.

I ciambellini di Pasqua, tradizione a cavallo tra Siena e Arezzo

A Trequanda, terra di confine tra due province, la tradizione di Pasqua vuole si mangi il ciambellino, dolce tipico tanto senese che aretino. Venite a provarlo!

Visto (e assaggiato) per voi da Bonella Ciacci

Fattoria del Colle agriturismo Trequanda

Fattoria del Colle agriturismo Trequanda

Condivido con il paese dove lavoro, Trequanda, dove a soli 3km si trova la Fattoria del Colle di Donatella Cinelli Colombini, una doppia natura, in quanto sono nata nella provincia senese, e mi ritrovo sposata aretina. Infatti Trequanda, originariamente feudo della famiglia Cacciaconti, dipendeva da Arezzo, ma passò poi nel 1309 al Comune di Siena. Una “terra di mezzo”, una terra di confine, la cui ubicazione è però strategica, anche oggi. E’ infatti uno dei molti motivi validi per trascorrere le vicine vacanze di Pasqua all’agriturismo della Fattoria del Colle, dalla quale si raggiungono velocemente molti dei luoghi di interesse di entrambe le province, come Pienza e Montepulciano nel senese, oppure Cortona e Lucignano nell’aretino, oltre che il programma di attività colmo di possibilità che propone.

Un altro motivo per trascorrere la Pasqua con noi è una ricetta, che riunisce magicamente le due province, spesso state nemiche e di cui tuttora si conserva un certo campanilismo. E’ la ricetta del ciambellino che la tradizione vuole si mangi la mattina di Pasqua, con il caffellatte, oppure dopo il pranzo pasquale, grossolanamente spezzato con le mani, come si usava un tempo, e inzuppato nel VinSanto.

Per i giorni di Pasqua, alla Fattoria del Colle, è possibile godere di un programma ricco di molte attività, come visite guidate dove si racconta di come la storia della fattoria e della famiglia sia intrecciata con la storia del luogo, piccole interessanti lezioni di cucina e anche delle degustazioni di vino, dove magari potrete prendere uno degli ingredienti essenziali al rispetto della tradizione pasquale locale, il VinSanto del Chianti DOC.