
E’ appena uscito ma fa già tremare i Grands Vins de France
E’ il libro “Vino business” di Isabelle Saporta che denuncia la connection di affari, omertà che si nasconde dietro i grandi chateau bordolesi
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Ascoltando la giovane e bella autrice del libro Vino business ( Albin Michel 19€) mentre lo presenta da la sensazione di sentire la continuazione del film “Mondo Vino” tanto è forte l’attacco a quello che viene definito <<il sistema Bordolese>> e la consapevolezza di esporsi a azioni <<assai violente perché questi sistemi sono ben protetti>>. Azioni che sono puntualmente arrivate dopo 9 giorni dall’uscita del libro quando Hubert de Boüard, ha denunciato per diffamazione Isabelle Saporta. Si tratta del proprietario di Château Angélus a St Emilion, Première Grand Cru Classé, cioè di un personaggio di grande influenza, che nel libro è citato 60 volte.
Ma forse non finirà li perché Isabelle Saporta dice che i più fedeli e aggressivi difensori del sistema sono <<i grandi esperti di vino, i giornalisti che forse sarebbe più giusto chiamare cortigiani>>. Tuttavia non sembra spaventata, anzi! Del resto non è nuova a simili imprese, in passato ha scritto Le Livre noir de l’agriculture, comment on assassine nos paysans, notre santé et l’environnement.Cosa contesta Isabelle Saporta ai produttori francesi? Principalmente due cose: la legge regola i quantitativi
massimi di residui di fitofarmaci presenti in ogni alimento salvo nel vino. In effetti è strano perché il problema c’è: le analisi del Laboratoire Excell di Pascal Chatonnet (Bordeaux) hanno rivelato che il 90% dei vini francesi analizzati ne contiene tracce.
Seconda contestazione: nel vino francese <<non ci sono gendarmi>> che controllano, anzi i controllori e i controllati sono, in certi casi, le stesse persone. Ecco che le grandi cantine, che un tempo facevano da locomotore all’economia di tutto il bordolese, ora condizionano i meccanismi di profitto in modo da accaparrarselo tutto. Alla fine l’ottimo vino di una barrique prodotta da un piccolo produttore può costare come una bottiglia dello stesso livello qualitativo nata in uno chateau famoso. Infatti la qualità organolettica determina solo il 30% del valore del vino il resto deriva dalla cantina progettate da un famoso architetto, dagli stretti rapporti con la stampa … insomma da cose che solo i grandi domaine possiedono.
Questa denuncia è in stretta correlazione con il sistema delle classificazioni. A Saint-émilion dove la graduatoria della denominazione cambia ogni 10 anni ( mentre per Médoc, Barsac e Sauternes è quasi invariata dal 1855) passare da 1° a 2° Cru Classé significa perdere fatturati enormi. Secondo la Saporta chi decide è strettamente legato alle grandi cantine che dunque risultano avvantaggiate. Finisce che ci sono insieme, cantine ricche e vignaioli davvero poveri per cui Isabelle Saporta chiude la presentazione del suo libro con un invito alla solidarietà.
Un libro che vale la pena comprare. Un libro che deve ispirare a tutti, e non solo ai produttori francesi, una seria riflessione sull’importanza della solidarietà e del rispetto per l’ambiente.