Vero o falso il localismo nel bicchiere
I veneti bevono Cabernet e Merlot, nelle Marche il Verdicchio, i campani amano la Solopaca …. Gli italiani bevono local?
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Cominciamo dai dati Symophonyiri group sul 2012, che ci rivelano un’Italia con i bicchieri molto regionalizzati; ecco che in Piemonte i preferiti sono Barbera e Dolcetto, in Toscana Chianti e Morellino, in Sicilia Nero d’Avola e Alcamo.
Piccola eccezione per i liguri che sconfinano leggermente con le loro preferenze per la Bonarda dei Colli Piacentini e la Barbera. Per il resto i vini del territorio dominano incontrastati: il Lambrusco in Emilia Romagna, il Montepulciano in Abruzzo, il Primitivo in Puglia e il Cannonau in Sardegna….
Applaude la Coldiretti, prima sostenitrice dei “Km 0” e collega questo localismo enologico al turismo del vino che ha fatto riscoprire le cantine e le specificità dei territori.
Un’indagine condotta da Wine News l’estate scorsa metteva in evidenza come anche i turisti preferissero i vini delle
regioni visitate. Un dato che sembra confermare un’opinione più volte espressa da Mara Manente del Ciset di Venezia uno dei centri di studio e didattica sul turismo migliori in Italia. Secondo lei una grossa fetta di turisti percepisce l’enogastronomia come una parte integrante della civiltà del territorio e la lega in modo inscindibile a valori quali l’arte, il paesaggio e la storia. In altre parole un grande Chianti Classico e una fiorentina alta 4 dita aiutano a capire Michelangelo e forse persino ad amarlo di più.
Tutto vero o almeno molto probabile, ma qualche dubbio sul predominio dei vini del territorio viene esaminando le indagini presentate al secondo rapporto di filiera “Vino e futuri possibili” organizzato dal “Sole 24 Ore”. Due analisi condotte in parallelo da HQ 24 (Higt Quality Pannel) e Doxa Marketing Advice hanno definito 7 profili di consumatori sulla base dei loro comportamenti di consumo. Ebbene solo uno denominato “Tradizionale” <<ama profondamente le proprie tradizioni e origini. Beve vini delle zone regioni da cui proviene>>. Un target stimato dalle due
indagini, rispettivamente il 15 e il 7% del totale.
Un pò poco rispetto al super localismo dei dati Symophonyiri group. Forse la verità sta in mezzo: il consumatore dei nostri giorni è meno attaccato alle radici di quanto lo dipinga la Coldiretti ma comunque mette la valorizzazione dell’origine al secondo posto fra le cose che potrebbero accrescere le vendite e il successo del vino.
Dunque sull’importanza del territorio tutti, ma proprio tutti concordano.