Rosato o rosati? Le nuove 5 tipologie
Una riflessione sul rosato: come cambia verso tipologie più complesse, raffinate con un maggior uso del legno, ma anche quanti luoghi comuni lo affliggono
Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, IGT rosato, Rosa di Tetto
Elisabeth Gabay Master of Wine ci mostra come il successo del rosato abbia spinto i produttori a cercare la complessità creando diverse tipologie. Come scrive Gianluca Atzeni di Trebicchieri << Quasi una bottiglia su dieci consumata nel mondo è rosé, in uno scenario che vede questa tipologia crescere progressivamente da 15 anni, fino ai 22,3 milioni di ettolitri del 2014, pari a quasi il 10% del consumo di tutti i vini fermi>> un successo lento ma costante e <<segue una precisa direttrice: dalle latitudini meridionali e centrali verso quelle del Nord del mine/ non si riferisce ai rosati inadatti ad essere maturati in botte che risultavano disarmondo>> infatti 4 bottiglie su 10 varcano i confini prima di
essere consumate, in altre parole il rosato nasce a Sud e viene bevuto a Nord.
La cosa certa è che quasi tutti lo considerano un vino fun – divertente, fresco, immediato, adatto a momenti di svago e anche a palati meno esigenti … anche se qualcosa sta cambiando. La sperimentazione, il recupero di vecchie tecniche ha creato tipologie più complesse e adatte ad abbinarsi con piatti speziati importanti. Elisabeth Gabay non si riferisce ai vini tradizionali che perdevano la freschezza del frutto a favore di un soverchiante effetto “falegname”, bensì a rosati di nuova generazione che fino dalla vigna e dalla vinificazione sono pensati per diventare vini premium per pasti importanti.
Rimane da vedere se i consumatori più esigenti e disposti a spendere cambieranno la loro opinione sui rosati e accetteranno di provare le nuove tipologie e se queste ultime riusciranno a distinguersi come qualcosa di più artigianale e raffinato rispetto alla massa dei rosati tradizionali.Il problema sono infatti i luoghi comuni che i rosati si portano dietro come un cane al
guinzaglio. Ed eccoli in un elenco di Dissapore che è una vera perla di saggezza
1) Il rosé non è sempre rosa – può essere di colori molto diversi
2) Non è un vino da donne – frase quasi offensiva
3) Non è un vino da bere solo in estate
4) Non è un vino incapace di invecchiare. I migliori rosati <<perdono nel tempo le note più immediate di frutta e fiori (li chiamano aromi primari, ma su questo non interrogo) e acquistano sentori di spezie come zenzero, chiodi di garofano e cannella>> e quindi, in Provenza, vengono anche venduti più cari. << A Roséxpo ho partecipato a una bella verticale di Bellavista Rosé dal 2009 al 2004, e a stagliarsi erano proprio le due annate più vecchie, 2006 e 2004>> scrive Sara Porro autrice del bellissimo articolo.
5) Non è solo un vino da aperitivo ma può essere bevuto con tutto il pasto
6) Non è solo un vino da pesce <<Va molto bene con la pizza – spesso meglio di bianchi e rossi>>
7) Non va bevuto ghiacciato ma fresco
8) Non è un vino cheap – primo prezzo anche se spesso è decisamente conveniente
Ma arriviamo infine alle 5 tendenze individuate da Elisabeth Gabay MW
ROSE’ CON LEGGERISSIMO GUSTO DI LEGNO
Parliamo di rosati vinificati in fusti di legno soprattutto vecchi. Il vitigno più usato in questa tipologia di vini è il Mourvèdre, un’uva che tende a un effetto di ridotto attenuato da una fermentazione in vecchi fusti che aumentano l’ossigenazione.
ROSE’ CON FORTE GUSTO DI LEGNO
Provengono soprattutto della Provenza, Bordeaux e Borgogna e usano uve particolarmente pregiate per età e altitudine. La vinificazione e l’invecchiamento avviene in tonneau da 5-6 ettolitri nuovi o al secondo passaggio. Si tratta di vini premium di notevole complessità in cui lo speziato del legno si integra con i sentori del frutto.
ROSE’ SIMILI A VINI ROSSI LEGGERI
Rosati fatti con le uve più diverse e spesso maturati in legno. Come i rossi mostrano una discreta tannicità e acidità. In certi casi i rosati provenzali mostrano la loro struttura anche nel colore che è molto intenso.
ROSE’ DI STILE TRADIZIONALE – ROSE’ MODERNI IN STILE TRADIZIONALE
I caratteri tradizionali rischiano di apparire banali e poco vendibili in un mercato affollato, ecco perché molte cantine optano per uno stile più moderno usando il legno
All’articolo di The Drinks Business segue una replica, sbagliata nei toni ma giusta nei contenuti, di Franco Ziliani che lamenta la mancata citazione dei rosati italiani e li elenca con opportuna precisione: Valtènesi Chiaretto, Bardolino Chiaretto del Lago di Garda, Lake, Lagrein Kretzer dell’Alto Adige, Montepulciano Cerasuolo in Abruzzo, in Salento rosé di Castel del Monte o di Nero di Troia.