PUNITO CHI SPECULA SUI VIGNERON FRANCESI
CONDANNATI I A PAGARE 350.000€ I NÉGOCIANT DI BORDEAUX CHE AVEVANO ACQUISTATO A POCO PIU’ DI 1 EURO AL LITRO VINI CHE VALEVANO MOLTO DI PIU’
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
La notizia non ha precedenti nella storia e riguarda i potentissimi négociant francesi, per questo ha fatto il giro del mondo.
I fatti: Cordier e Maison Ginestet, due commercianti specializzati in vino operanti nella piazza di Bordeaux sono stati condannati a pagare 350.000€ per aver comprato 8.500 ettolitri di vino con denominazione Medoc en primeur cioè ancora in botte, a un prezzo di 1,2- 1,3 Euro al litro.
Il venditore si è sentito preso per il collo perché, il valore di mercato del Medoc è di 1500-2000 € per ogni tonneaux da 900 Litri, quindi circa 700€ più alto rispetto al prezzo pagato da Cordier e Maison Ginestet per questo il tribunale ha costretto i negociant a restituire circa la metà di questa somma. A conti fatti gli è andata anche bene.
La sentenza applica l’articolo 442-7 alla Legge Egalim sui prezzi agricoli che fissa l’intervallo di tempo entro il quale il prezzo può variare tenendo conto dei costi di produzione. Questa norma era stata promulgata nel 2019 e mai applicata ma ha lo scopo di difendere gli agricoltori da chi specula sul loro lavoro spingendoli a vendere dei prodotti di ottima qualità a prezzi “abusivamente bassi”.
In questo periodo di grandi proteste con i trattori che sfilano negli Champs Elysees e i vignaioli di Bordeaux costretti a spiantare centinaia di ettari di vigneti, il Primo Ministro francese Gabriel Attal, ha annunciato di voler <<rafforzare il sistema Egalim>> e quindi contrastare le speculazioni ai danni dei vignaioli che, a causa dell’attuale crisi, sono costretti ad accettare prezzi troppo bassi.
LA LEGGE EGALIM CONTRO CHI SPECULA SUI VIGNAIOLI CHE HANNO BISOGNO DI VENDERE IL VINO
Purtroppo in Italia non abbiamo la legge Egalim ma ci sono situazioni simili a quella del vignaiolo del Medoc costretto a vendere sotto prezzo.
Penso alla spaventosa situazione commerciale del Chianti con prezzi e volumi così bassi da obbligare, chi disegna il grafico dell’andamento della denominazione, ad allargare verso il basso la cornice dell’immagine. Una situazione di crisi che lascia perplessi perché riguarda la più grande denominazione toscana che ha un consorzio guidato dai maggiori imbottigliatori e cantine sociali cioè grandi cantine che dovrebbero avere le conoscenze e le capacità per tirare fuori il Chianti dalla crisi. Ma c’è un altro dato da prendere in esame. Alcuni dei maggiori imbottigliatori toscani hanno fatto incrementi di fatturato e utili significativi in questi ultimi anni e sono citati nel rapporto sul vino di Anna di Martino fra gli esempi di maggiore successo.
IL CASO CHIANTI: UNA CRISI DI VOLUMI E DI PREZZI CHE DANNEGGIA SOLO I VIGNAIOLI
Se mettiamo in correlazione questi due elementi che riguardano la Toscana possiamo vederci una somiglianza con il caso del vino Medoc venduto sotto costo.
Forse nell’uno e nell’altro caso la difficoltà di chi coltiva la terra può originare profitti per chi detiene l’ultimo pezzo della catena produttiva e commerciale cioè per chi porta le bottiglie nel mercato.
La cosa triste è che i vigneron francesi sono difesi dalla Legge Egalim in base alla quale chi ha comprato ottimi vini pagandoli 1 € a bottiglia e poi li ha rivenduti con grandi margini di guadagno è stato poi condannato, invece chi paga dell’ottimo Chianti DOCG 1€ a bottiglia è perfettamente in regola con la legge anche se lo trasforma in un Supertuscan da 35€ a bottiglia.