LE ETICHETTE CONCETTUALI NON FANNO VENDERE IL VINO

LE ETICHETTE CONCETTUALI NON FANNO VENDERE IL VINO

L’ETICHETTA CHE FA USCIRE IL VINO DALLO SCAFFALE È SEMPLICE E CONCENTRATA SULL’ASSE VERTICALE. L’85% DEI CONSUMATORI COMPRA D’ISTINTO IN BASE AL PACKAGING

 

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Di Donatella Cinelli Cinelli, #winedestination 

I vini sono tantissimi. Ormai nel mondo circolano oltre 3 milioni di etichette diverse provenienti da oltre 250.000 cantine. Anche l’esperto più esperto fatica a orizzontarsi.
E’ già molto complicato in Italia, dove gli scaffali sono dominati dalle bottiglie nazionali, ma pensate agli USA o alla Gran Bretagna dove ci sono etichette di tutto il mondo. Il consumatore non riesce a ricordarsi nomi, cantine, denominazioni, regioni ….. salvo pochi nomi molto noti. Infatti un sondaggio organizzato da Vivino nel 2023 su 1800 clienti rivelò che l’85% aveva scelto in base al packaging.
Per questo è determinante progettare le etichette in modo che il consumatore le veda e, dopo che ha bevuto il vino con soddisfazione, lo ricordi e lo ricompri.

COMPRI PRIMA L’ETICHETTA E POI IL VINO

Il metodo per progettare un’etichetta che aiuta il vino nella sua commercializzazione dipende da semplici regole. Le insegna Vincenzo Russo principale esperto italiano di neuromarketing, che attraverso il Gambero Rosso manda autentiche pillole di sapere.

Prima di tutto bisogna tenere presente che l’occhio umano guarda un’etichetta muovendosi dall’alto verso il basso. L’analisi fatta con l’eye tracker, che misura il movimento oculare, rivela che l’occhio umano si muove con un percorso a Z cioè da sinistra a destra e dall’alto in basso. Gli elementi lontani dalla linea mediana ricevono meno attenzione ad eccezione di design particolarmente accattivanti come ad esempio quelli di un brand molto famoso che indubbiamente parte avvantaggiato.

L’ETICHETTA CHE FA VENDERE E’ VERTICALE E SEMPLICE

Altro elemento determinante è la semplicità. L’immagine deve essere capita al primo colpo d’occhio. Una grafica complicata, concettuale o astratta, non risulta immediatamente decodificabile dal cervello primitivo. Si tratta della parte veloce del cervello quello delle emozioni che guida l’occhio. Questa parte fondamentale del nostro encefalo ama la semplicità. Quindi bisogna applicare la regola: “less is more”. In altre parole la sobrietà e la semplicità della grafica vincono sulla complessità concettuale.