L’AVANZATA DEI VINI BIANCHI E DELLA PRODUZIONE IN ECCESSO

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L’AVANZATA DEI VINI BIANCHI E DELLA PRODUZIONE IN ECCESSO

RIFLESSIONI SUL CAMBIO DEI CONSUMI DI VINO DA ROSSI A BIANCHI E LA NECESSITA’ DI RICONVERTIRSI CHE RIGUARDA SOPRATTUTTO LA TOSCANA TERRA DI SANGIOVESE

Vernaccia di San Gimignano

Vernaccia di San Gimignano i vini bianchi ancora protagonisti

Di Donatella Cinelli Colombini #winedestintion 

La scheda vino 2024 di ISMEA è un ottimo punto di osservazione e ci aiuta a inquadrare la situazione italiana nello scenario mondiale. Nel pianeta i consumi di vino sono scesi da 246 milioni di ettolitri del 2018 a 232 del 2022 mentre la produzione, al netto della vendemmiona 2018 e dello scivolone 2023, è rimasta quasi stabile sui 252 milioni di ettolitri. Quello che è cambiato è il colore: negli ultimi 5 anni la produzione di vini bianchi è passata dal 55% al 57,7% del totale. Quindi l’eccesso produttivo è di colore rosso e questo spiega i massicci espianti di vigneti nelle zone meno reputate di Bordeaux e le voci di provvedimenti simili anche in Spagna.
C’è da chiedersi se questi interventi basteranno a salvare la discesa dei prezzi, visto il continuo aumento produttivo delle zone senza i regolamenti e i costi di produzione europei. Penso a Cile, Argentina o Cina.

CRESCONO LE GIACENZE BISOGNA SMETTERE DI PIANTARE VIGNETI OVUNQUE

Guardiamo ora la situazione italiana: il nostro Paese produce normalmente intorno a 50 milioni di ettolitri di vino ma lo scorso anno, a causa di un clima piovoso e caldo è scesa a 38. Di questo volume, oltre la metà è costituita da 77 DOCG, 118 DOC e 527 DOP e IGP.
Come ben sappiamo i consumi pro capite calano in Italia e sono ora a 37 litri l’anno con un’età media dei bevitori sempre più alta a causa di un crescente disinteresse dei giovani. Questo ha fatto salire l’invenduto nelle cantine che è ormai pari a una vendemmia e questo spiega perché i gridi di dolore dopo la disastrosa vendemmia dell’anno scorso non sono stati così forti e i prezzi non sono scesi così tanto come in Francia.
Per capire meglio la fragilità del sistema italiano e i contraccolpi del cambio di preferenze da rossi a bianchi (quest’ultimo detiene il 59% dei consumi interni attuali), prendiamo in esame altri due dati.

LE CRITICITA’ DERIVANTI DALLA PARCELLIZZAZIONE PRODUTTIVA E DALL’ORIENTAMENTO SUI ROSSI

La produzione di vino italiana avviene in 241.000 aziende con vigneto fra le quali 27 grandi cantine detengono da sole il 42% del valore prodotto e la metà dell’export. Nella nostra nazione ci sono 30.000 imbottigliatori e la regione con più imprese di questo tipo è la Toscana con 51.000. La mia regione ha fatto un percorso virtuoso verso i vini con denominazione e un’altrettanto virtuosa azione verso l’internazionalizzazione ma ha un grosso problema: produce soprattutto rossi e poche bollicine mentre il triveneto, Lombardia e Piemonte non hanno, o non hanno più, questa caratteristica. Ciò spiega il contraccolpo sull’export particolarmente pesante per la Toscana (-68milioni di Euro -7,5%) e l’urgenza di riconvertirsi. Il Vermentino della Maremma è una prima risposta ma potrebbero essercene altre come il rilancio della Vernaccia particolarmente nelle versioni invecchiate, il recupero di vini vulcanici come il Bianco di Pitigliano e forse il Pulcinculo delle colline interne più a sud.