IL PROIBIZIONISMO FA PIU’ MALE CHE BENE

educazione meglio dei divieti per evitare gli abusi d'alcol e puntare al consumo responsabile

IL PROIBIZIONISMO FA PIU’ MALE CHE BENE

NEGLI ULTIMO 10 ANNI AUMENTANO I COMPORTAMENTI A RISCHIO CON L’ALCOL E CALANO I BEVITORI MODERATI. GLI EFFETTI CONTROPRODUCENTI DELLE CAMPAGNE PROIBIZIONISTE

enoturismo e corretta educazione meglio dei divieti per evitare gli abusi d'alcol e puntare al consumo responsabile

enoturismo e corretta educazione meglio dei divieti per evitare gli abusi d’alcol e puntare al consumo responsabile

di Donatella Cinelli Colombini, #winedestination, #orciadoc, #brunellodimontalcino

Le autorità sanitarie internazionali sono impegnate, da anni, in una sorta di crociata antialcolica finalizzata a ridurre il rischio di cancro.
L’OMS ha avviato la campagna “Redefine alcohol” nell’ottobre 2024 e basata sul concetto “non esiste dose minima di assunzione alcolica sicura”.
Tuttavia, l’efficacia di queste iniziative è molto dubbia.

L’ALCOL E LE SFIDE DELLE CAMPAGNE ANTI-ALCOLICHE IN ITALIA

Gli effetti sul consumo di superalcolici e birra appaiono modestissimi mentre sul vino i contraccolpi delle campagne salutistiche sono stati pesanti benché, proprio il vino, abbia anche vantaggi evidenti per la salute.
Un risultato controproducente visto che i consumi moderati di vino, grazie agli effetti positivi sul sistema cardiocircolatorio, offrono prospettive di vita nettamente più lunghe ai bevitori moderati rispetto agli astemi e ai forti bevitori. 
L’unico effetto veramente positivo delle campagne proibizioniste è il calo dei forti bevitori che, in Italia, sono diminuiti del 2,3% in 10 anni.
Il problema è che nello stesso periodo è aumentato il binge drinking (+1,5%). Secondo un rilevamento ISTAT del 2023, il 15% della popolazione è stato coinvolto in comportamenti a rischio. Si tratta prevalentemente di maschi (21,2%) mentre le femmine sembrano meno propense a eccedere (9,2%).
I dati indicano che il 18% degli adulti italiani fa un consumo definito a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione.
Altro elemento preoccupante riguarda gli adolescenti fra gli 11 e i 17 anni. Il 15,7% di loro ha consumato alcol nonostante il divieto legale. Prime dei 18 anni, infatti, l’alcol non viene correttamente metabolizzato dall’organismo ed ha quindi un effetto tossico.

IL FALLIMENTO DELLE CAMPAGNE PROIBIZIONISTICHE

Le campagne di sensibilizzazione, in particolare quelle rivolte ai giovani, sembrano poco efficaci soprattutto quando hanno un approccio proibizionistico.
Secondo gli esperti, la proibizione tout court può alimentare, nei giovani, la curiosità e persino l’attrazione verso il consumo di alcolici.
Negli anziani, invece, il messaggio “non esiste una dose salutare nel consumo di vino” non convince e crea solo confusione. Precisare le quantità di consumo sicuro, in linea con la tradizione culturale del vino durante i pasti, sarebbe più efficace nella reale riduzione dei rischi.

EDUCAZIONE E CULTURA DEL BERE RESPONSABILE

Molti esperti consigliano di affrontare il problema alcol con una nuova strategia basata sull’educazione al consumo consapevole. Iniziative che dovrebbero partire dalle scuole e dalle comunità locali. Il maggiore obiettivo è il contrasto al binge drinking, cioè le bevute concentrate in pochi minuti al solo scopo di ottenere lo sballo. Rispetto ad altri Paesi europei, in Italia, questa pratica è meno diffusa, ma la tendenza sta cambiando. Nel Nord, invece il binge drinking è quasi un rito del sabato sera.
Apparentemente il contrasto del consumo a rischio passa attraverso un approccio integrato, che combini regolamentazioni più rigorose con programmi educativi mirati. Le campagne di sensibilizzazione dovrebbero essere adattate alle esigenze di ciascun gruppo demografico, utilizzando messaggi chiari e accessibili.
Potrebbe essere una buona idea coinvolgere attori del settore, come produttori di vino e operatori turistici, per esempio, creando eventi enoturistici incentrati sulla degustazione consapevole. L’obiettivo è spingere i consumatori giovani a privilegiare la qualità rispetto alla quantità, valorizzando il patrimonio enologico italiano in modo creativo e divertente senza incentivare comportamenti a rischio. Wine in Moderation guidato da Sandro Sartor, a livello europeo, sta lavorando proprio su questo obiettivo e sul coinvolgimento del Movimento turismo del Vino presieduto da Violante Gardini Colombini