I° Rapporto sul Turismo Enogastronomico
Roberta Garibaldi classifica i turisti enogastronomici: autentico, eclettico, locale, social, innovativo, budget, avventuroso, gourmet … e tu come sei?
Di Donatella Cinelli Colombini
Roberta Garibaldi, maggiore esperta italiana di turismo enogastronomico è venuta a trovarmi in agosto. Sorridente, abbronzata, indossava una grande gonna con strascico e manifestava un’enorme curiosità per la Toscana con le sue campagne brulicanti di turisti. Oltre a farle vedere le mie due cantine – Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle – l’ho portata a una cena con concerto lirico di Solobelcanto da Vitis Vinifera enoteca di Montisi. Una zingarata che credo le sia molto piaciuta.
Roberta Garibaldi, professoressa all’Università di Bergamo, ha recentemente pubblicato il “Primo rapporto sul turismo enogastronomico italiano 2018” in cui raccoglie le sue ultime indagini. Va detto che questo segmento del turismo cresce come un fiume in piena ma, per trasformarsi in sviluppo e posti di lavoro, andrebbe gestito. Il primo passo in questa
direzione è un’analisi puntuale e diffusa come quella della Garibaldi. Qui di seguito i punti più nuovi e interessanti.
Il 30% degli italiani ha fatto un viaggio enogastronomico negli ultimi 3 anni ma è la Cina il Paese più attratto dagli itinerari golosi. Il 69% dei cinesi , il 63% dei messicani e il 52% degli indiani fanno viaggi con motivazione principale la buona tavola (seguono Australia, USA, Francia e UK). Benchè i nostri connazionali non siano i primi nella classifica dei viaggi del gusto, tuttavia quando scelgono dove andare sono tutti (86%) influenzati dalla presenza di bontà da mangiare o comprare. La lista delle esperienze mette in cima il ristorante tipico, il mercato, il cibo di strada, i locali storici, gli eventi golosi e le visite ai luoghi di produzione.
Il turista goloso proviene soprattutto dal Sud e dalle isole d’Italia, ha una moglie o una compagna, è diplomato o laureato, è nato fra il 1965 e il 1980. La presenza di alimenti tipici di alta qualità e di produzione biologica influenzano la decisione di viaggio. Per scegliere contano i consigli di parenti e amici, Facebook, siti internet, TV e Guide enogastronomiche. Non sorprende il gran numero di viaggiatori che prenotano on line, si informano tramite internet e neanche lo scarso interesse per le attività culturali o le escursioni nei dintorni. Viceversa il nostro ghiottone partecipa più volentieri dei turisti generici a visite guidate, concerti e eventi sportivi. Il turista enogastronomico, fotografa il cibo e lo posta, fa shopping di prelibatezze per sé e per gli amici …. Persino facendo uno strappo sul budget familiare.
Uno degli elementi più interessanti del Rapporto è la classificazione dei turisti enogastronomici. I profili sono 13:
autentico 46% cerca rispetto della tradizione e della natura,
eclettico 44% vuole trovare sempre cose nuove,
locale 35% vogliono cose che esprimano il territorio visitato,
social 30% privilegiano comunicazione e incontri anche virtuali,
innovativo 23% sempre alla ricerca di novità,
budget 22% i risparmiosi,
avventuroso 19% cercano cose uniche, persino correndo qualche rischio,
gourmet 18% ricercano solo il meglio,
biologico 17% organico prima di tutto,
esteta 15% eleganza e lusso,
abitudinario 14% loro tornano sempre nello stesso posto,
trendy 11% molto attenti a tendenze e mode,
vegetariano 8%.
La Garibaldi conferma la buona percezione dell’Italia come meta di turismo enogastronomico e, fra le regioni, il ruolo leader della Toscana. Interessanti anche alcune sue conclusioni e, tracciando un bilancio complessivo sullo scenario italiano internazionale, ribadisce la necessità di accrescere competenze e gli strumenti di comunicazione come un portale nazionale di turismo enogastronomico. Secondo lei <<stimolare l’innovazione anche in ambito enogastronomico, ma al contempo salvaguardare l’autenticità di questo patrimonio, sarà una delle sfide del futuro … La globalizzazione sta modificando progressivamente la percezione di ciò che viene definito “tradizionale” e, solo la ricerca di un giusto equilibrio tra “vecchio” e “nuovo”, potrà mettere le destinazioni in condizione di costruire un’offerta attrattiva>>