Dall’apocalisse in Lombardia alla Cina che riparte
La testimonianza di Roberta Archetti da Brescia e di Alessandro Mugnano di Interprocom da Shenzhen ci mostrano due facce del coronavirus: la tragedia e la rinascita
di Donatella Cinelli Colombini
Roberta Archetti chef della Fattoria del Colle, che è ritornata nella sua Brescia un anno fa, ci racconta cosa succede nell’epicentro del coronavirus.
TESTIMONIANZA DI ROBERTA ARCHETTI DALLA QUARANTENA A BRESCIA
Mi scrive <<dica a tutti di stare a casa>>. E’ Roberta Archetti la chef che fino a maggio dello scorso anno ha guidato la cucina del ristorante della Fattoria del Colle e poi, per curarsi, è rientrata nel suo paese in provincia di Brescia. Il suo è un appello accorato agli amici toscani <<state a casa, non arrivate al punto in cui siamo qui>>. Il suo racconto è impressionante, lei è in quarantena da sola in casa ma sente le sirene delle ambulanze <<di continuo>>. Le portano la spesa una volta la settimana lasciandola al portone. Per ora sta bene ma ha tre familiari in ospedale e altri a casa con i
sintomi che fanno pensare a un decorso meno grave del covid19 <<i medici di famiglia non possono venire, dicono per telefono di prendere Tachipirina e chiamare l’ambulanza solo quando si comincia a respirare male, ma anche farsi ricoverare non è facile, non hanno più letti, anche se cercano di aumentarli tutti i giorni. E poi non possiamo vedere i nostri cari, per quelli più gravi riceviamo una telefonata dall’ospedale solo se ci sono cambiamenti o se muoiono>>.
E’ FACILISSIMO CONTAGIARSI E POI PROPAGARE IL COVID A TUTTA LA FAMIGLIA
Quando le chiedo <<ma i suoi parenti come si sono contagiati?>> da una risposta è agghiacciante <<non lo so, i miei erano chiusi in casa ancora prima che lo dicesse il Governo. Andavano a fare la spesa una volta la settimana o in ospedale, non al bar oppure al circolo …. ma si sono ammalati lo stesso. Il problema è che non sappiamo chi è malato e chi no. Fanno i tamponi solo quando si arriva in ospedale>>. Una situazione che fa venire la pelle d’oca e mostra quanto sia facile ammalarsi oppure contagiare altri. Una situazione che chiede a tutti di essere ancora più prudenti.
C’E’ ANCHE CHI METTE IN PERICOLO LA SUA VITA E QUELLA DEGLI ALTRI
Ma c’è invece chi agisce in modo irresponsabile come quella fabbrica bresciana dove il vecchio titolare è morto di coronavirus e gli eredi hanno rifiutato di interrompere l’attività <<dicendo che non ci andava mai, mentre era tutti i giorni li>>. Sono questi comportamenti che rendono necessaria la chiusura delle fabbriche come chiede il Governatore della Lombardia e come hanno fatto in Cina.
ALESSANDRO MUGNANO DI INTERPROCOM MOSTRA LA CINA CHE HA BATTUTO L’EPIDEMIA
E vediamo cosa succede nel gigante asiatico. Le notizie e le foto mi arrivano da Shenzhen attraverso Alessandro Mugnano di Interprocom la ditta leader di importazione di vini italiani in Cina. I grattacieli sono illuminati con le facce dei medici eroi che sono tornati da Wuhan dopo 58 giorni di lavoro massacrante in ospedale. 18 ore al giorno e turni in corsia di 6 ore durante le quali non potevano neanche andare in bagno. Come a Milano, Brescia, Bergamo … solo che i cinesi disciplinati e decisi hanno chiuso tutto e sono riusciti a sconfiggere il virus in meno di due mesi. Da 25 giorni non ci sono nuovi casi nelle grandi città e dal 18 marzo nessun contagio a Wuhan.
Un messaggio di speranza e un monito a chi pensa di ottenere lo stesso risultato con misure che non comportano troppi sacrifici. L’esempio cinese mostra che si può fermare il contagio basta volerlo tutti insieme, senza eccezioni e con grande impegno facendo come ha detto Roberta << stando chiusi in casa>>.