CANTINE CON IL FIATO SOSPESO

Dazi di Trump e vino italiano Washington-Casa-Bianca

CANTINE CON IL FIATO SOSPESO

I DAZI DI TRUMP TERRORIZZANO I PRODUTTORI ITALIANI DI VINO. IL LORO ARRIVO È SICURO MA C’E’ LA SPERANZA CHE ABBIANO CONTRACCOLPI NEGATIVI IN USA E DURINO POCO

Dazi di Trump e vino italiano- Washington_Ministero-Tesoro

Dazi di Trump e vino italiano- Washington_Ministero-Tesoro

di Donatella Cinelli Colombini, winedestination, Fattoria del Colle, Casato Prime Donne

La frase del presidente Trump ha fatto gelare il sangue nelle vene ai produttori << L’Unione europea, una delle autorità al mondo più ingiuste e ostili su tasse e dazi, formata con il solo scopo di approfittare degli Stati Uniti d’America, ha appena imposto un odioso dazio del 50% sul whisky. Se questa tariffa non sarà subito rimossa, Gli Stati Uniti imporranno a breve dazi del 200% su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici in arrivo dalla Francia e dagli altri Paesi dell’Unione europea. Sarà grandioso per le aziende statunitensi di vino e champagne>>.

L’ARRIVO DEI DAZI IL 2 APRILE E’ QUASI CERTO

200% è una tassa inverosimile ma anche dazi del 20% comporterebbero un tracollo del nostro export e le cantine sono molto spaventate.
I produttori italiani fanno del loro meglio per mantenere il mercato americano.
Il mio vino destinato al mercato USA nel 2025 è già arrivato a New York. Gran parte delle cantine italiane ha accelerato le consegne.
Mia figlia Violante è appena tornata dal Colorado dove ha incontrato Salvatore Ferragamo che stava promuovendo le bottiglie del Borro. Secondo Violante la preoccupazione dei distributori è tangibile: alcune delle società per cui lavorano hanno già cominciato a tagliare una parte delle loro retribuzioni e c’è chi progetta di tornare in Europa.

LE REGIONI E LE DENOMINAZIONI PIU’ COLPITE DAI DAZI  SUL VINO

Non tutte le denominazioni e le regioni sono forti nel mercato statunitense. La Toscana e la Sardegna appaiono quelle più a rischio rispetto ai dazi di Trump. Nomisma per Cia-Agricoltori italiani ci ha fornito l’elenco delle denominazioni che dipendono maggiormente dal mercato USA: i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, che esportano in quel Paese il 48% delle loro bottiglie con un valore di 138 milioni di Euro nel 2024. Per i vini rossi i più colpiti sarebbero i  toscani Dop che mandano in USA il 40% del loro fatturato pari a 290 milioni di Euro. Nella lista delle situazioni pericolose ci sono i vini rossi piemontesi Dop con una percentuale di export del 31% pari a 121milioni di Euro e il Prosecco Dop (27%, 491 mln).

IL MINISTRO LOLLOBRIGIDA MINIMIZZA

Pensando ai viaggi e agli investimenti fatti dalle cantine italiane per conquistare il mercato USA viene da piangere. In questa situazione lascia sbalorditi sentire il Ministro Francesco Lollobrigida che appare invece soddisfatto <<Il record dell’export del vino, così fortemente sotto attacco, è un miracolo come le nozze di Cana>>
E’ impossibile che non sappia come l’impennata dell’export derivi dalla necessità di sdoganare più merce possibile prima dei dazi. Una crescita malata perché se la corsa all’acquisto ha tamponato le vendite 2025 non risolve il problema dell’export dal 2026 al 2029 quando i cittadini USA voteranno per il nuovo Presidente.
Purtroppo gli USA rappresentano il secondo mercato mondiale per cibo e vino italiano con 7,8 miliardi di export 2024 cioè il 12% del totale e non sono sostituibili. Nel settore agroalimentare siamo il Paese più esposto in Europa agli effetti dei dazi di Trump. Per questo il presidente di CIA ha chiesto che il nostro Paese sia il capofila europeo nel negoziato con gli USA sui dazi relativi a vino e cibo.

I DAZI ALLE ESPORTAZIONI ITALIANE FANNO MALE ANCHE AGLI ITALOAMERCANI CHE VOTANO TRUMP

L’arrivo dei dazi è dato per sicuro ma la speranza è che duri poco. Gli economisti sono infatti convinti che i contraccolpi negativi di misure fiscali progettate senza un attento studio dei costi benefici, porti il Presidente Trump a limitarne l’utilizzo. Del resto la comunità italoamericana ha sostenuto Donald Trump fino dal 2016 e quindi un attacco frontale a cibi vini made in Italy non gli piacerà. Potrebbe quindi ripetersi ciò che è successo per i pickup fabbricati in Canada e Messico per i quali sono stati sospesi i dazi.
La speranza è insomma che il ricorso ai dazi da parte del Presidente Trump, sia stato progettato con la stessa logica con cui si comprano e si vendono le azioni della borsa, cioè senza preoccuparsi delle imprese che ci stanno dietro. Chi amministra uno stato deve invece pensare agli effetti delle sue decisioni. Effetti che posso venire dalla controparte come risposta ai dazi ma anche dalla popolazione del proprio Paese se il calo di importazioni deprime dei settori economici come ad esempio la ristorazione italoamericana e la catena alimentare del food made in Italy.
Altra speranza è che l’atteggiamento più dialogante e cauto di Giorgia Meloni, rispetto agli altri leader europei, venga in qualche modo ricompensato. Punto questo su cui sorgono dei dubbi vedendo l’attacco a tutto campo del Presidente Trump che ha iniziato il mandato mettendo in discussione i rapporti con OMS, Canada, Messico, Cina, Europa, Palestinesi …
L’apoteosi del detto «Molti nemici molto onore» che tuttavia potrebbe portare più problemi che vantaggi all’economia americana convincendo il Presidente a cambiare tattica. Speriamo!!!!!